Le
voci si fanno sentire. Si sono fatte sentire con Mussolini, con
Somoza, con Batista,con Pol Pot. La rivoluzione non è
un'utopia. L'utopia nasce, a volte, durante e dopo le rivoluzioni.
Credo di essere obiettivo nel riconoscere i meriti storici
degli USA, soprattutto nella seconda guerra mondiale. Contingenza
eccezionale, in cui gli Stati Uniti sono intervenuti anche perchè
attaccati in prima persona dall'alleanza nippo-italo-tedesca. Contingenza
in cui gli Stati Uniti hanno avuto meriti enormi nel ripristino
della normalità in un mondo intero squassato e stuprato dal
nazi-fascismo. Contingenze eccezionali.
La storia dovrebbe insegnare (ma ahimè, dai Romani ad ora
gli errori sono sempre gli stessi) che le imposizioni, soprattutto
esterne, non vanno mai a buon fine. Prendo esempio dai comunisti,
così siete contenti: mi dite che risultati ha avuto il sogno
di Tito di riunire in un unico stato etnie che mai si sono volute
bene? Di imposizioni esterne finite male ce ne sono a bizzeffe,
non ultima quella dello stato di Israele (democrazia). Gli stessi
americani si sono liberati da soli dall'impero inglese e si sono
dati da soli una costituzione democratica.
Ma tant'è, si vede che non costuma più studiare la
storia. Nei palazzi, ma nemmeno a casa dei liberi cittadini che
potrebbero pensare e giudicare senza guardare al profitto.
Poi. Invidioso di che? Del fatto che i pacifisti o Emergency non
abbiano "liberato" gli iracheni? Mi dispiace ma le
finalità delle organizzazioni umanitarie sono altre: curare
i malati, se possibile, sfamare gli affamati, se possibile.
Non cercare di imporre il proprio pensiero politico su una popolazione
che non era e non è stata mai in rivolta (nemmeno durante
l'intervento) e scatenare guerre civili. Perchè, se non abbiamo
gli occhi bendati, l'intervento "alleato" ha posto
l'Iraq sotto due fuochi: il primo è quello evidente dell'intervento
militare americano. Il secondo è quello della guerra civile.
Perchè gli USA (e non solo loro) hanno impiantato la "democrazia"
cancellando ogni forma istituzionale (ogni) senza adeguati rimpiazzi.
L'Iraq, adesso, è un paese diviso tra fazioni in lotta nella
anarchia più totale, senza alcun punto di riferimento per
i cittadini. L'Iraq è un paese in mano ai predoni
e alla disperazione. E le azioni di guerriglia tanto esecrate
sono azioni prima sconosciute e contro un nemico (così visto
forse non da tutti, ma da qualcuno, secondo me da tanti) armato,
non atti dettati dalla religione o dalla cultura. Questo è
quel "tutto ciò" che hanno realizzato finora gli
americani.
Altro che democrazia! Sennò va bene, raccontiamoci
pure le favole. E se avete seguito la vicenda non c'è stata
assolutamente una significativa ribellione popolare al regime, neanche
dopo l'intervento USA. Ribellione che invece, alla notizia dello
sbarco alleato, c'era stata in Italia contro i fascisti da vent'anni
al potere. Perchè? Forse sarebbe bene indagare, o no?
E voglio proprio vedere se queste elezioni faranno in modo che l'Iraq
si avvii verso una democrazia stabile, senza spargimenti di sangue,
con ordine e libertà di pensiero, se vedrò "affermati
sacrosanti diritti in Iraq". Impossibile. Queste "elezioni
democratiche in un paese in balia di un regime" sono semplicemente
un palliativo per l'opinione pubblica. E l'evidenza sta
nel fatto che quasi il 40% degli aventi diritto non è andato
alle urne. Hai voglia il rischio e il terrore, ma erano le prime
elezioni democratiche della storia dell'Iraq, un evento unico e
irripetibile! O è un fallimento, cari signori, o è
l'evidenza che l'Iraq è un paese spaccato, per nulla coeso
sull'opportunità di questo suffragio.
L'Iraq ha una cultura ed una storia diverse da quelle occidentali,
che vanno profondamente rispettate. Torno a ripetere, forse
non è chiaro. L'Iraq non ha mai conosciuto la democrazia.
L'Iraq ha una religione diversa dal cristianesimo e assai più
fondante per la società. L'Iraq ha istituzioni e
dogmi sociali e civili assai distanti da quelli del mondo occidentale.
Forse è indietro nel tempo, va bene, ma che male c'è?
Chi siamo noi per imporre agli iracheni qualcosa che non hanno mai
conosciuto? Perchè, caro Tano, i diritti civili vanno
tutelati coi denti dove hanno le spalle larghe, dove sono stati
assimilati e difesi dalla popolazione. Certo, i
valori di giustizia sociale vanno esportati, divulgati, come è
sempre successo, ma non imposti. Sennò si cade nell'errore
opposto, nell'imporre le non imposizioni. Ossimoro.
Vogliamo che l'Iraq "esca dal tunnel" (sono per l'autodeterminazione,
ma tant'è, decidiamo che l'Occidente è il bene e tutto
il resto è il male): bene. Aiutiamolo. Non imponiamo. Aiutiamo.
E' come andare da una tribù dell'Africa equatoriale, che
a mala pena sa accendere il fuoco, a imporgli il computer. Non saprebbero
usarlo, non saprebbero che farsene. Come l'Iraq e gli iracheni
probabilmente, in questo passaggio storico, non sapranno usare la
democrazia. Magari sarebbe meglio, prima, insegnare, introdurre
pian piano qualche diritto in più. Sempre nella premessa
che l'Occidente sia il bene e abbia qualcosa da insegnare e lo sappia
insegnare. E con le guerre si insegna ben poco, credo, in
termini di civiltà ed evoluzione culturale.
E comunque io sarò sempre per l'egualitarismo, mi dispiace.
Se dobbiamo "liberare" "liberiamo" tutti. A
partire dalla Cina, la cui popolazione (faccio una stima a occhio)
rappresenta almeno il 90% della popolazione mondiale oppressa da
una dittatura sanguinaria. Mi fa sorridere che Tano quasi giustifichi
i cinesi: la Rivoluzione Culturale è stata un'epurazione
quasi degna di Hitler e Tien An Men non ha risolto proprio un bel
niente, forse non ricordi che la protesta è stata soffocata
coi carri armati. Che è, abbiamo paura?
L'unico problema è che smetteranno di farci scarpe e giocattoli.
Poco male, ci penseranno gli iracheni.
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