Il “Trionfo d’amore” è ormai la
specialità della Villa d’Oro. Fin da epoche
remote l’”e vissero felici e contenti” è
stato uno dei pilastri di via del Lancillotto. La coppia Armaroli-Murgolo
è nata qui, Papotti ha fatto il giro del mondo, Rontani ha
concupito sui campi da beach la sua opposta, per finire con le ormai
figlianti coppie Petocchi-Facchini e Artioli-Guerrieri.
Poi tutto è cambiato.
A intenti bellicosi, ma infruttuosi, di un’arroganza erotica
spasmodica, si è pian piano sostituito il romanticismo rosa
e tutto latte&miele (92.10 FM) alla Catullo. E soprattutto
una nuova tecnica (o tattica) di conquista: LO SFINIMENTO.
E così dopo pedinamenti, messaggi che se ricomposti costituirebbero
un’opera ben più voluminosa della “Divina Commedia”,
allusioni, telefonate fiume, discorsi inutili, presenze gradite
o meno, ora si cede di fronte dell’Eros. La TECNICA DELLO
SFINIMENTO ha finalmente trovato il suo compimento e noi, nel nostro
piccolo, non possiamo che fare tanti auguri a tutti.
Passiamo alle cose serie. Detto fuori dai denti, cercate di non
farvi sposare dal cardinal Ruini. Rischiereste una vita con 40 figli,
senza poter divorziare, senza bestemmiare, bere e fumare. Un flagello...
La Chiesa (e per Chiesa intendo le alte e basse
gerarchie cattoliche emanate dal Vaticano, ma anche il latente moralismo
di certe élites culturali e politiche) ha sempre
preteso un ruolo egemone nella costruzione dell’etica e della
cultura italiane. Un ruolo che le è stato tolto
(cito in un’annebbiata memoria Pasolini) nell’immediato
dopoguerra dalla civiltà dei consumi, dallo strapotere della
cultura di massa imposta dai media (televisione soprattutto), dalla
globalizzazione, dall’internazionalizzazione dei costumi e
dei diritti. Non che questo sia stato storicamente un evento eccezionale
e ottimo per l’umanità, anzi. Ma queste sono opinioni
mie. Fatto sta che i paesi liberi (e per liberi intendo già
da secoli affrancati dalla dittatura clerico-fascista, sempre Pasolini,
imposta dalle istituzioni religiose e dallo Stato pseudo-democratico)
hanno esportato, nel secondo dopoguerra, diritti sacrosanti come
il divorzio, l’aborto, la liberalizzazione dei comportamenti
sessuali. E le democrazie occidentali hanno posto all’attenzione
dell’opinione pubblica tematiche fondamentali come quella
della convivenza tra le culture, tra le religioni, come le questioni
dei diritti delle minoranze, come l’eutanasia.
La lotta vaticana, che negli ultimi anni si è intensificata,
contro l’aborto e il divorzio, contro l’eutanasia, contro
gli omosessuali e i conviventi (PACS ecc), contro l’uso dei
contraccettivi (ricordate i ripetuti appelli di Giovanni
Paolo II), contro l’Islam (sarebbe meglio
guardare prima in casa nostra e poi puntare il dito quando davvero
si possa dire di aver la coscienza pulita, vero caro Ratzinger?)
è una lotta antistorica ma che, questa sì, fa diventare
l’Italia un’Italietta. Perché solo da noi (e
per forza, ce li abbiamo sui nostri balconi!) le parole di Ruini
o di Benedetto XVI vengono ascoltate, commentate, titolate, amplificate.
Da questo punto di vista sembra quasi che l’Italia sia tornata
indietro di una decina di lustri. E, anche se non dovuto a un diretto
intervento della Chiesa, anche tutto il polpettone di trasmissioni
e articoli per una, una sola, misera bestemmia detta in seconda
serata sta a testimoniare che i bigotti, in Italia, ci sono ancora.
C’è molto, molto, molto di peggio, in televisione.
Per esempio il programma all’interno del quale la bestemmia
in questione è stata detta. E nessuno muove un dito.
Quella della Chiesa e dei suoi veri o finti o di comodo
proseliti in televisione e sui giornali è una lotta antistorica
per due motivi: il primo, e più banale, è
che la Chiesa di Roma non ha niente da insegnare a nessuno in fatto
di valori etici e di moralità. E questo ce lo dimostra in
maniera palese il suo passato di sangue, furti e abusi di potere.
Il secondo è che la Chiesa cattolica è un’istituzione
superata: superata dalla Storia, superata da chi si è rifatto
ai suoi dogmi per poi sopraffarla e, addirittura, inglobarla nei
propri ranghi (la Democrazia Cristiana), superata da una società
che ha un ritmo (di progresso, di evoluzione, di pensiero e parola)
insostenibile per la Chiesa, la vecchia Chiesa, la superata Chiesa.
Ciononostante la Chiesa, in Italia, è ancora un’Istituzione.
Con la I maiuscola, perché sui mezzi di massa ha
un impatto clamoroso: un putiferio di scritti e smentite
ha seguito l’ormai famoso <<proclama di Ratisbona>>,
una gaffe clamorosa per chi si vuole proporre come paladino della
religione buona, non integralista, pulita e pacifica; le parole
di Ruini (che davvero ormai si occupa di tutto, anche di cucina
e moda, ha ragione la Littizzetto) hanno sempre una eco eccezionale
in televisione e sui giornali; le opinioni di Roma sui gay (ancora
un tabù: l’omosessualità è tuttora, nel
2006, un peccato e una malattia) compaiono spesso sui giornali;
ci sono ancora tantissimi spazi per la liturgia cattolica nei palinsesti
Rai e Mediaset. Palinsesti e giornali di un paese costituzionalmente
laico, è bene ricordarlo. Laico.
Perché? Siamo forse di fronte ad una nuova e sotterranea
ondata reazionaria? O forse il rinnovato spirito guida della Chiesa
ha a che fare con la situazione internazionale?
Non è facile dare una risposta. Forse è semplicemente
un ultimo e potente rantolo di una presunta supremazia morale e
di costume ormai in via d’estinzione.
Sicuramente di fronte all’avanzata, anche e soprattutto
mediatica, dell’Islam, la Chiesa cattolica ha dovuto reagire,
rischiando di essere sommersa dai “rivali” e di lasciare
strada ad un integralismo certamente pericoloso. La risposta
è stata però quella di un altro integralismo: la legge
sull’aborto (vedi le richieste di revisione dell’eccellente
Giovanardi) è e deve rimanere intoccabile, nel 2006. I discorsi
su Maometto di Ratzinger saranno pure una gaffe, ma testimoniano
un’ingerenza di Roma su vicende e testi di altre religioni
che Wojityla non si sarebbe mai concesso. Le pretese di legiferare
su eutanasia, droga, contratti sociali, etica televisiva e comportamenti
quotidiani, con una visione ancora una volta chiusa, ottusa e retriva
della vita umana che caratterizzano le orazioni di Ruini riportano
l’Italia indietro di anni. Perché?
La Chiesa non ha più rapporti espliciti col potere legislativo
italiano (crediamo), forse non ha più neanche una grande
presa sull’opinione pubblica, ma probabilmente ha ancora contatti
sotterranei intensi coi centri di potere. E una capacità
di fare pressione sulle alte cariche italiane e sui media che non
si vede ma che si sente. E allora, se davvero ci sono ancora in
ballo poteri così forti, nei rapporti tra Stato e Chiesa,
nemmeno l’opinione pubblica è così al sicuro.
E la reazione potrebbe consumarsi davvero. Attraverso i mezzi di
comunicazione di massa.
Vedremo. Intanto una cosa è certa: il vero spirito
della chiesa (con la minuscola, per umiltà cristiana)
dovrebbe essere quello delle missioni nel Terzo Mondo, delle
piccole comunità di recupero, degli ordini pauperistici.
Di chi davvero si rifà al Nuovo Testamento e non a tutta
quella massa di porcherie che è stata scritta e imposta dopo
dalla chiesa di Roma. Il vero spirito della chiesa non è
quello del vaticano (con la minuscola, per intenzione di
chi scrive).
Per fortuna, nel piccolo ma movimentato mondo della pallavolo
modenese, la gente si ama ancora (e non solo). E ancora liberamente
e sfrenatamente. Bravi ragazzi!
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