Onestamente, non ero sicuro di volerne parlare davvero. Però poi la
passione è troppa e così uno non ce la fa a parlare solo di
pallavolo (passione), gnocca (grande passione), Alessandro Del Piero (passione
sconfinata). Uno, ogni tanto, parla anche di politica. Soprattutto, uno come
me lo fa prima che la passione scemi del tutto. E allora, dato che ne vogliamo
parlare, parliamone, possiamo farlo.
Ordine del giorno: eccezionali elezioni primarie del Partito Democratico.
Ora, io non voglio assolutamente parlare dei tre milioni di persone
(le cui ragioni saranno brevemente esposte qui sotto, dopo) che
sono andate a votare. Massimo rispetto. E anche, sic, massima invidia,
perché questi tre milioni di persone una speranza ancora
ce l’hanno, una passione, per l’appunto, ancora ce l’hanno.
A me, ultimamente, è passata. O almeno diminuita di molto.
E non solo per l’azione litigiosa, tumultuosa e poco chiara
del Governo (mi interessa, ma meno), tanto per il crollo totale
d’ideale e di concretezza verificatosi in seno alla sinistra
e, in massimo grado, per l’iter del Partito Democratico. Un
iter inusuale, nuovissimo, hanno ragione i dirigenti Margherita
e DS, ma per nulla così democratico come si vuol far credere.
E per nulla riformista. Ha ragione Sansonetti: una volta il riformismo
era il “fare le riforme”, a favore dei poveri, per il
progresso sociale. Ecco che vennero lo Statuto dei Lavoratori, il
sistema pensionistico, l’abolizione dei manicomi, la nazionalizzazione
dei beni primari (energia). Ora il “riformismo”, agli
occhi del popolo di sinistra, sembra sempre più un’omologazione
al centrismo, ad un modo di governare tecnico che cerca di far quadrare
i conti senza far troppo male a nessuno, senza prendere posizioni
decise, senza penalizzare troppo nessuno ma penalizzando tutti.
Una maniera per far rimanere le cose così come sono, milgiorarle
se si può in sicurezza, altrimenti fermi, il progressismo
lo metterà in pratica poi qualcun altro (chi?). Questa non
è sinistra, per me. La sinistra, almeno fino a qualche anno
fa, prendeva posizioni nette e decise: sulle pensioni, sul welfare,
sulla guerra. Ora no. Ora la sinistra è al governo, mi dirà
qualcuno. Già, ma al governo bisogna decidere. E per decidere
bisogna avere le idee chiare. E adesso, a sinistra, le idee chiare
non ci sono. Da nessuna parte, e non è solo colpa di chi
rompe le scatole da destra (Mastella) e da sinistra (Rifondazione,
Verdi-PDCI, il telegenico Di Pietro). Hanno le idee poco chiare
anche quelli che, in questi giorni, hanno creato il segretario del
PD (giacchè il partito, ancora, manca).
Non esistono idee chiare sul PD, o se esistono non ci sono state
comunicate: che matrice ha? Con chi si allea? Cosa pensa di fare
alle prossime elezioni politiche? Qual è il suo programma?
Boh! Perché se il leader mi spende parole di elogio su una
donna che ha cambiato identità, ha proceduto a un matrimonio
d’interesse e parla a suo marito attraverso i giornali, beh,
un po’ i coglioni (sì, Silvio, hai capito bene, i coglioni)
mi girano! Se il leader dice che ci dobbiamo volere tutti bene,
e tutti gli vanno dietro, un altro po’ i coglioni mi girano.
No! Dio santo no, io a Storace non gli voglio bene! E a Papa Ratzinger
nemmeno, potrò avere almeno questa libertà! La dialettica
e lo sviluppo si costruiscono sul confronto e sullo scontro (di
idee), non sull’amore fraterno ed eterno tra tutti, santoddio!
Lo Statuto dei Lavoratori (per tornare alle riforme di cui sopra)
è nato da anni di lotte e musi duri e poi mediazioni soffertissime,
non da una cena conviviale zeppa di vino rosso e barzellette tra
Moro, Andreotti, Berlinguer e i sindacati! E non mi si dica che
i tempi sono cambiati perché (pare impossibile) i lavoratori
stanno peggio adesso che nel 1970!
Per non parlare, poi, della somma democrazia di quest’elezione.
Che parte da un presupposto sbagliato, ovvero: il PD non nasce per
movimento e grande assenso di popolo. Nel senso che a noi elettori
di sinistra nessuno è venuto a chiedere se andava bene, questo
PD. Nessuno ci ha chiesto se la fusione coi democristiani, l’abbandono
definitivo della storia comunista, la svolta verso una politica
liberista e occidentalissima, la possibile rinuncia al socialismo
europeo e al laicismo, andasse bene. Se fossimo d’accordo,
insomma, con tante rinunce (per il progresso s’intende, siamo
nel 2007) e poche certezze. Magari lo saremmo stati eh, sia chiaro,
ma nessuno ce lo ha chiesto. Il PD è nato in alto, suffragato
dalle sezioni (suffragio inutile, come ben sappiamo, chè
gli iscritti storici PCI-PDS-DS sono quasi tutti allineati). E allora,
siamo sicuri (a prescindere dal voto sul leader, che è un’altra
cosa) che la base fosse così felice, della morte dei DS (e
della Margherita dall’altro lato)?
Ne è nato un segretario, comunque, e non un partito. Anche
questo caso unico, e anomalo, nel mondo. Veltroni adesso è
segretario, sì, ma ha ragione Crozza, è segretario
di Paperopoli, di qualcosa che non esiste. Che esisterà,
sia chiaro, ma di solito le case si costruiscono partendo dalle
fondamenta, non dall’antenna delle tv. Si parte dalla base,
dal consenso, dalla formazione di un organigramma e di un programma.
E poi si elegge il segretario, e le primarie sono un eccellente
maniera di elezione, partecipativa, democratica, è vero.
Ma la democrazia a posteriori a noi, a me, non piace. Non c’è
da vantarsi delle primarie in sé e del sistema che esse esplicano.
Di cui vantarsi, in questa faccenda, c’è solo l’alto
numero di votanti. C’è da vantarsi di quell’enorme
popolo della sinistra che ancora in Italia c’è e che
ancora ci crede. Ma che forse, domenica, ha voluto lasciare l’ultimo
segno, ha voluto riporre l’ultima speranza. “Siamo stanchi,
ma un’ultima chance ve la concediamo” ha sommessamente
detto l’elettorato DS. Siamo buoni, noi di sinistra. E forse
un po’ coglioni, ha ragione Gesù Berlusconi. Io, onestamente,
per quelli che sono i presupposti, credo che questa chance verrà
disillusa, anche se spero vivamente di essere smentito.
Concludendo questo mio intervento, che precede altri immediatamente
riportati qui sotto, e che spero ne precederà altri ancora,
chè a noi piace discutere, non credo che il PD corrisponda
ad una nuova alba della politica italiana. Semmai a un tramonto.
Che comincia dalla scelta del nome, Partito Democratico, che non
vuol dire nulla, almeno in Italia, che non rimanda a nessuna identità,
che spersonalizza completamente il contenuto politico, che quindi
potrà essere di qualsiasi derivazione, estrazione, campo.
Democratici di Sinistra (come prima Partito Comunista Italiano o
Democrazia Cristiana o Partito Socialista Italiano e Partito Nazionale
Fascista) è un nome che rimanda ad un’area, ad un’idea,
ad una vocazione. A me, italiano di sinistra, Partito Democratico
non dice una bella ceppa di niente, e l’unica cosa che mi
ricorda è un brizzolato col sax che sta a sei ore di fuso
orario di distanza. E il tramonto continua nel solo scopo di raccogliere
maggiori consensi possibili: una volta venivano prima i programmi
(non mi interessa rivangare il passato e non sarei un nostalgico
della politica di 20 anni fa, se avessi le basi per dire che la
politica è cambiata ma ha mantenuto saldi ideali e passione).
Adesso vengono prima i segretari: meglio se piacioni e buoni per
tutti e con tutti che schierati e definiti. La politica non si fa
essendo tutti d’un pezzo, è vero. Ma non si fa nemmeno
essendo massa informe e fluttuante, per raccogliere adesioni dalla
famiglia Berlusconi fino alla Cinae bertinottiani, passando da Mastella,
Don Milani e Casini.
Non chiedo nulla nè ho proposte alternative, ma non mi sembra
eccessivo pretendere una scelta di campo decisa e definita e un
programma chiaro da valutare. Cosa vuol dire “facciamo le
riforme in otto mesi”? Che riforme?!?! Le rifome volute da
chi? Le roforme di cui ha bisogno chi? Purtroppo anche Veltroni,
fino adesso almeno, parla del nulla. E non ci sono proposte concrete,
condivise, difese. Si naviga a vista. Non solo al Governo, ma anche
nel PD, il che è molto peggio. La sinistra non è questo.
Così si dà vita e linfa a quella gente, come il pessimo
Beppe Grillo, che cavalca l’onda dell’antipolitica per
fare soldi e diventare noto. Non sono d’accordo con nulla
di quello che dice Grillo, anche e soprattutto perché non
propone soluzioni e quelle che propone non sono attendibili e attuabili.
Finchè ci sarà un tipo di politica come quello a cui
abbiamo assistito negli ultimi mesi, però, Grillo avrà
ragione. Se non altro, avrà ragione di esistere. Vent’anni
fa, non ce l’avrebbe avuta. E questa, sì, è
nostalgia.
Qui sotto troverete altre tre opinioni. Opinioni autorevoli, poiché
chi scrive con immodestia questa rubrica ritiene autorevoli i loro
autori (e scusate il gioco di parole). Tre opinioni diverse di un
elettore di sinistra deluso, di un elettore di sinistra fiducioso,
di un elettore di centro-destra illuminato (ma nero di carnagione).
Su vari argomenti, dal perché e dal come di queste elezioni
a quello che potrà rappresentare in termini elettorali (altro
argomento interessante che non ho trattato poc’anzi) il neonato
Partito Democratico. Perché è dal confronto che nascono
le idee, non dall’omologazione. E non sono per niente d’accordo
con Franceschini quando dice, rivolto al centro-destra “ora
fatelo anche voi”, riferendosi alle Primarie. Ognuno ha le
sue idee, ognuno ha la sua interpretazione della politica, a ognuno
la libertà di fare le proprie scelte e di decidere un campo
nel quale schierarsi. E come schierarsi, con limpidezza e dando
certezze ai propri elettori. Ecco, è questo che a noi, nel
2007, manca, credo. Mancano le certezze.
A voi.
*****
E' nato il Partito Democratico. E io ora posso asciugarmi le lacrime.
Già perchè l'unica considerazione che mi va di fare
oggi è più sentimentale, più sociale. Le analisi
politiche sono ormai all'ordine del giorno e lasciano il tempo che
trovano. L'unica cosa certa è che ora il mio mondo, quello
in cui sono nato, quello in cui sono cresciuto è finalmente
morto. Dico finalmente in un misto di delusione e speranza. La delusione
per come impotentemente ho visto logorarsi i sogni dei miei genitori
e la speranza della consapevolezza che i sogni sono tali perchè
non muoiono mai.
Comunque sia il processo è finito. Lo ha iniziato Achille
Occhetto quasi 20 anni fa; quando io ancora giocavo con i soldatini,
ma sapevo già cosa era il Partito e cosa significava per
chi mi stava intorno. Lo ha continuato prima D'Alema poi Veltroni
e infine Fassino quando tutto già era trasformato. Quando
tutto non era più come prima. Ammainate tutte le bandiere,
rinnegate le idee, trasformati i sogni in utopie, oggi non restava
che l'ultimo passo: staccare la spina alla sinistra italiana, uccidere
la storia del socialismo europeo. No non sono drastico. Per chi
non è cresciuto in certe regioni, ma soprattutto in certe
case e in certe famiglie, non è facile da comprendere. Ma
è la pura realtà. Oggi il mondo della sinistra italiana
muore per lasciare spazio a due mondi diversi.
Il primo è quello del PD, di Veltroni e di tutti quelli che
amano chiamarsi riformisti. Alcuni, non tutti, dimenticandosi spesso
e volentieri da dove nasce in Italia il riformismo. Un mondo appena
nato, in divenire. Ricco di speranze per il futuro del paese e dell'Europa.
Un mondo nuovo? Forse non tanto, o non così tanto come quei
tre milioni e mezzo di cittadini spererebbe. Già, perchè
in fondo, il PD è l'unione fisica e politica di DS e MARGHERITA.
E a chi mi dice che non sarà così, rispondo vedremo.
Vedremo chi sarà seduto nell'Assemblea Costituente, quante
saranno le cariatidi della Prima e Seconda Repubblica e quanti i
rappresentanti della Società Civile. Vedremo. Ma il problema
in fondo non è tanto questo, ma se chi siederà su
quegli scranni saprà rispondere alla voglia di cambiamento
che porta la firma di quasi quattro milioni di persone. Per quanto
mi riguarda, qualunque sarà la risposta non è sicuramente
quella che sto cercando io. Ecco perchè non sono andato a
votare per la nascita del PD.
Perchè per quanto possa essere d'accordo sul fatto che il
PCI era destinato a cambiare, sul fatto che Rifondazione purtroppo
non è e da sola non sarà mai la risposta per il futuro
del nostro paese, io rimango e rimarrò sempre comunista:
e la firma sulla condanna a morte dei miei sogni non posso metterla.
Così entro a far parte dell'altro mondo. Quello della delusione
e della speranza, come dicevo. Fatto da quelli che non possono rinnegare
il passato perchè è sul passato che da sempre si costruisce
il futuro. Quelli che non possono ammainare una bandiera se per
quella bandiera c'è chi ha versato il sangue della sua vita.
Quelli che non possono cambiare il proprio nome, perchè quel
nome gli ricorda sempre chi sono anche nei momenti più bui.
Quelli che la Resistenza non è solo una cartolina sbiadita
di quasi un secolo fa, ma un valore che non si svende per un libro.
Quelli che credono che un altro mondo è possibile. Il mondo
di chi ha sempre creduto e crederà sempre che socialismo
significa solidarietà ed uguaglianza. Il mondo di chi ritiene
che lavoro, istruzione e salute siano i primi diritti inalienabili
dell'uomo. Il mondo di chi pensa che sia l'individuo a doversi mettere
al servizio della società e non il contrario. Il mondo che
forse non vedrò mai, ma che con ostinazione continuerò
a sognare ogni giorno della mia vita. Auguri PD, oggi prendiamo
due strade diverse. Con affetto. Un compagno.
Sandro Papotti
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Una fede incrollabile. Tre milioni e mezzo di persone con una fede
incrollabile e due remote speranze: un grosso partito coerente nelle
sue radici e nel suo agire, che faccia saltare il (saltin)banco
Berluscioniano e che ammorbidisca la posizione dell'opposizione
di sinistra. Si tratta di fede incrollabile perchè ciò
difficilmente succederà. Radici e coerenza non vanno di moda,
oggi.
La destra italiana dimostra ormai da anni di essere composta perlopiù
da personaggi discutibili, ma di possedere una strategia comunicativa
in grado di abbattere qualunque avversario (grazie ad un opera di
continua delegittimiazione riescono a far credere che questo governo
sia illeggitimo, sia allo sbando, che per il bene pubblico debba
cadere, quando dopo 5 anni di governo allucinanti appare chiaro
che l'unico male dell'Italia potrebbe essere un'altra legislatura
Berlusconiana).
La sinistra 'estrema' italiana dimostra a sua volta, giorno dopo
giorno, di non avere a cuore l'Italia, ma solo sè stessa,
la sua base e le sue idee datate, la sua visione del mondo inconciliabile
con l'oggi e con il domani.
Di fronte a questo stato di fatto, fermo, indialogabile, ottuso,
sabbioso, ogni parto non può che diventare una nuova forma
di vita handicappata.
Credere è sempre più difficile. Le pseudo rivolte
del parolaio di turno (vedi quel quaquaraqua di Grillo) plausibili,
e plausibile il fatto che trascinino milioni di persone nella propria
ottica comprensibile. Ciao ciao Fede, non la mia certo.
Nonostante tutto sono andato a votare perchè credo fermamente
in una nuova creatura. Perchè credo nella politica. Perchè,
da quando voto, ho sempre creduto e credo che le persone giuste
e competenti per Governare stiano da questa parte. In questo centro-sinistra.
E ottusamente credo che, nonostante tutte le avversità (conseguenze
della legge elettorale in primis), in questi due anni di Governo
abbiano ottenuto tanto, quasi il massimo di ciò che gli è
stato 'permesso'. E voglio credere che questo PD diventi davvero
una partito moderno, nuovo, fresco. Vedo e voglio vedere in questo
Veltroni il Clinton nostrano. Voglio dargli fiducia. E, inaspettatamente,
più di altri 3 milioni di persone vogliono e hanno ancora
la voglia di dare fiducia a Walter e al Piddì.
Manuel Armaroli
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Le primarie del Partito Democratico che si sono svolte domenica
scorsa sono certamente un fatto apprezzabile, poiché consentono
al cittadino di essere parte integrante del meccanismo di scelta
del leader e (in parte) della struttura dirigenziale di un partito.
Inoltre, il giudizio su tale iniziativa è positivo perché
potrebbe condurre anche la destra sulla strada di un maggior coinvolgimento
della società civile nei meccanismi di formazione dei partiti,
rendendo anche gli elettori della CdL partecipi di pratiche che,
per il momento, rimangono ad esclusivo uso e consumo delle dirigenze
dei partiti.
Accanto a queste osservazioni di carattere positivo, mi soffermo
però su quella che potrà essere l’effettiva
utilità della creazione di un nuovo partito unitario in termini
di voti alle prossime elezioni. Da quanto si evince dagli attuali
sondaggi, pare infatti che il neonato PD raccoglierà più
o meno la somma dei voti degli “ex partiti” DS e Margherita
e, pertanto, alle prossime elezioni si prospetterà nuovamente
il dilemma che da quasi 15 anni affligge la sinistra “riformista”:
correre da soli e andare incontro ad una probabile sconfitta (visto
che FI conta da sola gli stessi voti, se non di più, del
PD) o allearsi con i partiti neo comunisti e giocarsi la partita,
pagando però lo scotto (mai tanto evidente come in questi
mesi) di una difficile governabilità? A mio avviso, vista
l’esperienza travagliata e immobilista di questo governo,
il futuro PD ci penserà con molta attenzione prima di allearsi
nuovamente con RC, PDCI e Verdi.
In conclusione, posto che le primarie del PD rimangono un fatto
indiscutibilmente positivo, ritengo che la formazione di questo
nuovo partito unitario non riuscirà a risolvere “il”
problema della sinistra riformista, ovvero quello di dover scendere
a compromessi con l’area massimalista dello schieramento per
poter vincere le elezioni. Pertanto o alle prossime elezioni il
PD saprà trovare un nuovo alleato (qualche scissionista dell’Udc?
Tutta l’Udc? L’ Udeur?) oppure, se la CdL sarà
in grado di rimanere unita come negli ultimi anni, il neonato partito
andrà incontro ad una sconfitta.
Enrico Carretti
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