Non ce la faccio...
C’è un problema.
E questo problema non si chiama Massimo, non si chiama Dario, non
si chiama Rosi, non si chiama Romano. Non è neanche “un
negro”, come diceva il buon vecchio Brady a Jack Torrance
in Shining. E non si chiama nemmeno Walter, perchè altrimenti
avrei scritto “c’era un problema”. Questo
problema si chiama Identità. Questo problema si chiama Partito
Democratico.
Ora, io non sono quello a cui piace uscire coi fastidiosissimi “io
l’avevo detto”, anche perchè che conta e a che
serve che io l’abbia detto prima? Fatto sta che ci sono voluti
ben dieci mesi di sconfitte clamorose e un tracollo alla fin fine
insignificante in Sardegna (che è notoriamente regione ballerina
e non certo detentrice di poteri, interessi e ricchezze spasmodici)
per far capire al buon vecchio Valter e al suo eburneo direttivo
che c’era qualcosa di sbagliato, in questo PD.
Purtroppo però Walter e l’esimio direttivo navigano
a vista: ovvero hanno individuato il problema in Walter stesso.
Pur non essendo tra gli estimatori e i tifosi urlanti del nostro
moderatissimo amico, sono convinto che il problema sia molto più
grave di Walter. Mi spiego: nel neonato Pds il problema era evidentemente
Occhetto Achille, il segretario. Una volta fattosi da parte il segretario
per lasciare posto al rampante, lungimirante e faccendiere D’Alema
Massimo, il Pds ha vinto le elezioni. Ora, o al posto di Veltroni
il PD schiera il tridente Roberto Baggio-Elisabetta Canalis-Rocco
Siffredi (per accontentare tutti) o non vedo quale figura
politica all’interno del partito possa riuscire a ribaltare
una situazione esasperata ed esasperante. O quantomeno
migliorarla.
Il problema del PD nasce col PD: ed è un
problema, grosso ai limiti dell’abnorme e del grottesco, di
Identità. Lo scrivo con la I maiuscola perchè
per chi è (o è stato, chi ne sa più niente
ormai?) di sinistra come me, l’Identità è sempre
stata una bandiera a cui votarsi, un vessillo da esporre con fierezza:
noi sapevamo chi eravamo e dove stavamo andando. Sapevamo cosa ci
piaceva e cosa no. Sapevamo, soprattutto, cosa volevamo.
Il PD, la fusione, la grande famiglia, anzichè riempire un
vuoto ha allargato il nulla. Il problema non è, come qualcuno
erroneamente ritiene, che non ci sono più gli elettori di
sinistra, che il popolo della sinistra è cambiato, che i
giovani votano a destra. Perchè il popolo della sinistra
c’è ancora, lo si vede in piazza. E i giovani
impegnati a sinistra come a destra, sono ancora tanti, per fortuna.
Il problema, ancora una volta grottescamente, è l’inverso:
è che gli elettori di sinistra non hanno più niente
da votare! Non mancano gli elettori, manca il partito!
Sembra demenziale, ma, ahimè, è così...
Ed è qui che dovrebbe aprirsi la riflessione. Come in tutte
le questioni e in tutti i fallimenti ci deve essere un capro espiatorio,
e il capro espiatorio è il timoniere, non siamo qui per discutere
di questo. Quindi benissimo, che Uolter alzi i tacchi e vada, ma
la conditio sine qua non è che a questa alzata di tacchi
segua un profondo momento di considerazioni e di autocritica. Perchè
no, anche di marcia indietro, se si pensa possa servire, anche se
si unirebbe grottesco a grottesco in una spirale che chissà
quale fondo avrebbe... Oppure che come la spirale di violenza, anche
la spirale di grottesco diventi un ottimo anticoncezionale per non
generare altro grottesco? Lasciamo stare Bergonzoni va’...
Qua, prima di tutto, noi elettori di sinistra, vogliamo capire una
cosa che ancora non abbiamo capito: perchè è nato,
questo benedetto PD? Sotto quali ideali, spinte emotive, grandi
progetti? No perchè, onestamente, qui il pensiero che mi
pervade è che il bellissimo partito unico di democristiani
e comunisti sia stato messo in piedi alla bene e meglio come arma
presunta per cercare di evitare una sconfitta certa alle elezioni
politiche del 2008. Senza programmi. Senza idee. Senza, per l’appunto,
Identità. Sconfitta bruciante, il piano non ha funzionato.
E allora ideologie, programmi e progetti a farsi benedire e rappresentanti
tutti come cani sciolti a dire la loro opinione.
Non passa mese che in Parlamento ex-margheritini ed ex-diessini
votino disgiuntamente su decreti o ordini del giorno. Per fare un
esempio terra terra come se Bossi votasse a favore del rogo generale
degli immigrati e Borghezio contro. Una bestemmia, una cosa impensabile
all’interno dello stesso partito, tra persone che hanno un
progetto comune, comunanza di idee, intenzioni che vanno nella stessa
direzione, quella direzione che è stata suggerita e ha avuto
il consenso dell’elettorato.
Eccolo, l’altro punto rovente, per chi vi scrive. L’elettorato.
Quello del PD fu un colpo di stato. Nessuno ha chiesto alla base
(ormai eterea ed evanescente) cosa ne pensasse del PD: ci hanno
chiesto di votare il capo di un partito che nessuno aveva scelto.
Che è nato là, non qua.
Ci si trova così nel paradosso di un partito organizzatissimo,
con segretari, presidenti, ministri ombra, direttivi, uffici e feste,
senza un elettorato. Ma non perchè gli elettori non ci siano,
il 30 e passa per cento mica è un dato da prendere alla leggera.
Ma perchè questi elettori non hanno più un’Identità
di riferimento e un’Identità politica. Anche solo dieci
anni fa chi votava per il Pds e prima per il PCI era riconoscibilissimo.
Adesso chi distinguerebbe chi vota PD da chi no? Per cosa? Per cosa
un elettore di sinistra dovrebbe votare PD? Ecco, credo sia questa
la domanda che in molti, come me, si fanno. E ci piacerebbe avere
una risposta perchè non capiamo. Ci piacerebbe che
se la facessero anche loà, a Roma, questa domanda. Perchè
un elettore di sinistra dovrebbe votare PD?
Il PD ha voluto unire sotto un’unica bandiera (chè,
per ora, pare di capire ci sia solo quella), Democrazia Cristiana
e Partito Comunista, cattolici moderati ed esponenti di sinistra.
Ha falciato (ma con colpe evidenti anche di chi dirigeva quei partiti)
la sinistra cosiddetta estrema, secondo un piano comunque ben studiato
e avallato da Veltroni e amici. Ha creduto di inglobarla. In realtà
il PD non ha inglobato nulla e, anzi, sta assistendo impotente ad
una lenta emorragia. Non ha preso i voti di Rifondazione, perchè
i voti di Rifondazione o stanno a casa propria o li ha fatti suoi
Di Pietro, non ha preso quelli dell’Udc, come stolidamente
era nei programmi di chi ha creduto (sarà poi vero?) in questa
unione. Il Pdl è in crescita, la Lega incredibilmente forte,
i cattolici che hanno il coraggio di chiamarsi tali rimangono sulle
loro posizioni, i neo-post comunisti sono scomparsi, tanto nei partiti
quanto in chi li votava. Quindi rimane Di Pietro, per chi votava
a sinistra? Che meraviglia!...
Tra pochi mesi ci saranno le amministrative, anche qui,
anche in Emilia, anche nel feudo peninsulare degli ideali socialisti,
del sogno della cooperazione, dell’assistenzialismo e dell’integrazione.
Gli amministratori di queste parti sono bravi e sono nel PD, non
c’è ragione per cui non possano essere appoggiati e
rieletti. Però ora noi si ha paura, sissignore.
Speriamo di non svegliarci nel mezzo di un brutto incubo.
E sperando di svegliarci, all’indomani delle elezioni, in
un mondo dove l’acqua vada ancora alla bassa, beh, credo pretenderemo
sia qualcun’altro a svegliarsi. C’è bisogno di
farlo in fretta.
Ciao Walter.
Sei un bravo scrittore, un ottimo oratore, una bella persona, credo.
Ma non ci mancherai.
|