Si parlava di etica sportiva, l’altro giorno,
in un talk show di dubbie qualità.
Ma l’argomento mi ha tendenzialmente colpito. Sarà
il periodo, sarà l’anzianità. Sarà l’attualità.
Sarà che faccio sport, credendolo ancora sano e corretto.
Si parlava di calcio, nella fattispecie, ma il discorso è
esteso ed estensibile a tanti altri campi, a tanti altri sport.
Com’è noto ero uno juventino discretamente appassionato.
Poi mi è capitato di vedere allo stadio un Modena-Juventus,
nel primo anno di serie A dei gialli, nel 2002 direi. E lì
ho capito, ho capito che qualcosa non andava: 0-1, gol neanche da
dire di Del Piero, nessun caso clamoroso, gol annullati o dati,
rigori negati o concessi, espulsioni. Niente per gridare direttamente
e apertamente allo scandalo. Ma un arbitraggio smaccatamente favorevole
alla Juve, con falli inventati a centrocampo, ammonizioni intimidatorie
al Modena: un indirizzo, ecco, se non una completa manomissione
della gara.
Da lì mi sono un po’ disamorato al calcio, e sempre
in quell’anno, ho visto un’altra cosa che mi ha un po’
turbato. Modena-Sampdoria, 1-0, partita cui la Sampdoria non aveva
niente da chiedere, il Modena doveva salvarsi e come per magia la
Samp quella partita non la gioca e il Modena fa il suo gollettino
con Kamara per poi passeggiare per un’oretta. Ora, è
chiaro che io non posso dire niente e faccio solo illazioni, ma
qualche sospetto quella partita l’ha destata. Quella come
tante altre.
L’etica e gli illeciti sportivi sono tornati alla
ribalta, in questi giorni, in virtù di alcune telefonate
nuove tirate fuori dai legali di Moggi (che chiaramente
fanno il loro sporchissimo lavoro difensivo, ma che qualche ragione,
come spiegheremo, ce l’hanno).
Ebbene, da ex juventino (mi è rimasta solo la fede in Alessandro
Del Piero), da amante dello sport e della sua correttezza, ma anche
da profondo “credente” nella giustizia, ho capito che
c’era qualcosa che non quadrava. Che è stato fatto
un processo sommario, breve e non totale. Che non si è spiegato
bene cosa è successo, perché è soprattutto
la sentenza (mi riferisco proprio al testo della condanna) ad essere
ingiusta. Patteggiata dalla Juve, sì, ma solo per non trovarsi
in serie C e che decenni e forse una storia completamente rovinati.
Ingiusta per un unico e semplice motivo.
Da un punto di vista sportivo, c’è solo una partita
agli atti cui è contestata illegalità, ed è
Lecce-Parma del 2004-2005, match terminato in pareggio per far salvare
la Fiorentina (secondo l’accusa) con una direzione di gara
ad hoc perché ciò capitasse (è finita 3-3 però,
non 0-0 e ora, come un arbitro possa decidere di far terminare una
partita 3-3 spiegatemelo voi). Comunque una partita agli atti c’è,
ed è questa. Nessuna partita della Juventus. O del Milan
o dell’Inter. Lecce-Parma.
E infatti la sentenza sportiva che ha messo alla gogna la Juventus,
non parla di illeciti conclamati. E questo, alla fin fine, se facciamo
un commento prettamente giuridico, è grave. Commentando la
sentenza di condanna nei confronti della Juve (serie B, penalizzazione
e perdita di due scudetti), il presidente della corte federale che
emise la condanna, Piero Sandulli, usò queste parole: «Nella
nostra sentenza evidenziamo soprattutto cattive abitudini, mica
illeciti classici. Si deve far capire che quello che c’è
nelle intercettazioni non si fa. È stata una condanna etica».
Qui sta il grave. Soprattutto alla luce di quanto accaduto oggi.
Ovvero.
È chiaro e nessuno discute che Moggi era quello che aveva
più potere, che gestiva meglio, che sapeva influenzare di
più, non so perché e con che mezzi, ma pare chiaro.
Ma se la condanna è etica, e si sottolineavano malcostumi
più che reati sportivi, allora di cosa stiamo parlando? Se
Moggi telefonava agli arbitri era mal costume, se lo facevano Facchetti,
Meani, Moratti o Galliani no? Moggi parlava delle partite, con Bergamo
e Pairetto, mentre gli altri dirigenti di vini e belle donne? Chi
può dimostrare che il tono e le parole usate da Moggi e Girando
inficiavano il corretto svolgimento delle partite, mentre i toni
di Meani (che parla apertamente di chi mettere nei sorteggi) e accondiscendenti
e molto amichevoli tra Moratti e Bergamo no?
Io non contesto in sé la condanna alla Juve. Contesto che
quello scudetto del 2006, e probabilmente anche tutti quelli prima
(perché non si può credere che questo “malcostume”
sia nato solo in quegli anni e ora sia morto e sepolto), sia stato
assegnato a una squadra che quel “malcostume” (meno,
peggio, più defilata, non so) lo praticava lo stesso. Contesto
che in un clima di conclamata (anche se non provata) irregolarità
del campionato si sia comunque deciso di dare uno scudetto a una
squadra che non l’ha vinto sul campo e che non si ha nessuna
prova per dimostrare fosse così meno peggio delle altre.
Altrimenti si sceglie la squadra, dalla A alla Terza Categoria,
che non ha proprio mai e poi mai nulla avuto a che vedere con intercettazioni
e giustizia sportiva, assegniamo lo scudetto alla San Faustino Rosselli
e buonanotte! Al contrario di quanto fanno i legali della Juventus,
io non rivendico quei due scudetti per i bianconeri (che pure, a
intenditori di calcio, era nettamente la squadra più forte
d’Italia). Dico che per dare un segnale forte bisognava (e
si è ancora in tempo) non assegnarli e punto. Perché
forse l’Inter non era come la Juve. Dico forse. Ma di sicuro
una telefonata come quella di Moratti a Bergamo io non la porterei
nelle scuole calcio per insegnare ai bambini come si fa. E invece
una sentenza che toglie lo scudetto alla Juve e lo assegna all’Inter
dice proprio questo: alla Juve cattivi, all’Inter bravi. Non
va bene.
Purtroppo il calcio, è un’isola sporca.
Dove non si è più sicuri di niente, tra combine arbitrali,
match venduti, illegalità. E ahimè a tutti i livelli,
dalla serie A fino alle serie dilettantistiche. Troppi soldi. Un
po’ come il ciclismo e il suo doping. Cos’è,
Riccò prima vinceva imbottendosi di Epo, sta fermo due anni
e adesso rivince pulitissimo? Ah sì?! Che campionissimo!!!
Mah…
C’è un’isola felice, o almeno credo.
Si chiama pallavolo. Dove le partite si giocano ancora tutte, dall’inizio
alla fine del campionato.E gli arbitri spesso sono scarsi, ma non
si comprano.
Perché dalla serie A alla serie B2 a noi piace la regolarità
del campionato, ci piace godercela fino in fondo, ci piace non cambiare
i valori in campo e i risultati. Ci piace che la prima vinca con
l’ultima, la seconda con la penultima, che l’ottava
e la nona se la giochino all’ultimo sangue, ci piace dare
sempre l’anima per portare a casa il risultato. Ci piace l’agonismo,
ci piace vincere, sempre, in fin dei conti.
Almeno questo è quello che credo. Che ho sempre creduto.
Non vorrei dover cambiare idea, anche sulla pallavolo.
Felice fine di stagione.
E scusate il ritardo, ma ho un dito quasi rotto.
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