È finita una stagione.
Qui si può dire, senza retorica, che forse è
finita un’epoca.
Ma tant’è.
Io volevo solo e semplicemente ringraziare un po’ di persone.
Perché sembrerà strano, ma in questo momento in cui
un po’ tutti se la godono perché la Villa d’Oro
è in serie C, a noi comunque ce ne frega fino a mezzogiorno.
Ed è l’una.
E pensiamo che se tutti hanno così a cuore la nostra categoria
e si parla più di noi che di Carpi che va in B1, o del fatto
che ci sia andata anche Casinalbo, in serie C, vuol dire che siamo
più importanti. Che nella mente e nei cuori delle persone
ci siamo noi. Perché che la Villa d’Oro si ami o si
odi (parole grosse, ma qualcuno le usa), la gente pensa a noi. E
alla fine, diciamocelo, a noi fa piacere che ci vengano rivolti
così tanti pensieri.
Polemiche a parte, lasciamole ad altri.
Volevo solo e semplicemente ringraziare un po’ di persone.
Perché per chi vi scrive, sono stati anni meravigliosi, questi
6 in Villa d’oro, questi 20 di pallavolo.
E allora partiamo proprio dal mio GRAZIE più grande,
quello alla Villa d’Oro.
Volevo dire grazie in primis a Paolo e Franca.
Per la passione che ci hanno messo e che ci metteranno ancora, ne
sono sicuro. Per la dedizione. Perché non hanno mai fatto
pressione, non hanno mai preteso niente, non hanno mai creato difficoltà,
pur dando tanto a questa squadra, a questa polisportiva. Perché
mi vogliono bene, e queste sono cose incondizionate.
Volevo dire grazie alla mia squadra. A tutte quelle che
si sono succedute in questi anni, perché una diagonale
come Guerzoni-Trebbi non la rivedrete mai più
nemmeno alle Olimpiadi, perché la B2 dominata da Carretti
e Papotti è stata una goduria senza fine, perché
Emi è sempre più negro anche adesso
che ha smesso, perché Sangio quattro anni
fa doveva andare in Brasile mentre quest’anno deve fare il
Luther con Prampolini, perché il Cic
mi ha fatto imparare ad attaccare dalla seconda linea e come lui
non ci sarà più nessuno, perché Marchino
è passato di qua e poi ci ha tradito solo perché a
Livorno non ha giocato, perché tanti altri hanno lasciato
ricordi più o meno belli e perché qui sono scesi in
campo anche Rontani e Nicolini,
per dire. In serie B.
Volevo dire grazie a quelli che ancora sono i miei compagni di squadra.
In primo luogo volevo dire grazie a Euge, perché
senza di lui questi quindici anni di pallavolo sarebbero stati molto
più noiosi e molto meno vincenti. Perché negli anni
è diventato una presenza costante, di quelle su cui puoi
fare sempre affidamento, anche se a volte finisce nelle aiuole.
E nella vita queste presenze si contano sulle dita di una mano.
Due se hai del culo. Abbiamo giocato insieme 12 stagioni in tre
squadre diverse, credo che sia un record. E io non mi sono ancora
rotto le balle.
Volevo dire grazie a Manu perché alla fine se tutto questo
è possibile, amore, odio, vittorie e sconfitte, è
anche e soprattutto perché lui ci mette l’anima, si
ammazza, combatte per tutto questo. E quindi per me è un
esempio. Non in tutto s’intende, ma in molte cose sì.
E con gli anni ha conquistato una stima particolare e unica, per
quel che riguarda me.
Così, per parlarci chiaro, non girarci intorno e lasciar
perdere la modestia, volevo dire grazie alla Cupola.
Cioè a me stesso e a questi due soggetti sopra menzionati.
Perché forse non si saranno divertiti altri, in questi sei
anni. Ma noi sì. E tanto. E alla fine ce la siamo goduta,
e sportivamente parlando abbiamo vinto tanto con dei mezzi con cui
non avrebbe vinto nessuno: e penso proprio che l’orgoglio
e la soddisfazione si leggano nelle nostre facce. E se qualcuno
è invidioso di questo, non è un problema nostro.
Volevo dire grazie a Robbino, perché è
una persona vera e sincera, che come tutti noi soffre e ha sofferto
e che come noi gioisce e ha gioito ed è uno dei creatori
del nostro mondo. Ma solo lui ha avuto l’ardire di affrontare
Gundam e i Draghi.
Volevo dire grazie a Prampoliniiiiiiiii, perché
è uno che il cuore ce lo mette sempre e non se ne trovano
più tanti così in giro, perché è uno
che sputa l’anima e la sputa anche il sabato dopo la partita.
E quindi è uno da Villa d’oro, cento per cento. Tutto
il mio rispetto, Simo.
Volevo dire grazie a Michi perché senza
di lui quest’anno in C ci andavamo a Natale e perché
senza di lui ad Assen perdevamo. E perché anche lui è
uno di noi di quelli veri, soprattutto da centrale!
Volevo dire grazie a Dade perché è
sempre stato bello giocare con lui e umiliarlo a calcetto e nei
giochini cassi, perché alla fin fine un po’ l’ho
visto crescere, perché è il moroso della Gio
e questa è una cosa che mi rende contento.
Volevo dire grazie a Marchino Nicolini, perché
con le sue alzate ho imparato davvero cosa significa attaccare e
mettere per terra la “palla brutta”, e perché
se un giorno si sveglia diventa forte davvero. E poi non si può
non volergli bene.
Volevo dire grazie anche a Denny Mari per esserci
sempre stato appena poteva, a Claudio per la costanza
e per non avermi alzato quella palla a Chioggia, sennò la
figura di merda ce la facevo io e invece così è toccato
a Denny e io me ne sono lavato le mani, grazie a Sangio
per aver abbattuto un po’ tutti e tutto. A Jim
per il cartellino merda e per avermi fatto perdere 5 chili (anche
la B2, ma non importa, eh eh!) e per essersi fidato sempre.
Volevo dire grazie a Sandro. Ci potrei scrivere
le stesse cose che ho scritto per Manuel, pari pari. Ma ci aggiungo
che Sandro ha un po’ più di senno (non troppo però).
E così, oltre alla stima, penso spesso che mi rivedo in lui.
Volevo dire grazie a Bomba per la pazienza e la
presenza sua e della sua bellissima famiglia, e a Batta
per mille anni e avventure sempre sopra le righe ma mai fuori. E
soprattutto perché senza il suo palmare, chi diventava superbomber?!?
Volevo dire grazie a Uber, alle sue formazioni
dell’Inter e ai suoi disegni, e alla Loretta
che c’era quando avevo otto anni e c’è adesso
che ne ho ventotto e per aprirmi gli spogliatoi usa sempre lo stesso
mazzo di chiavi e lo stesso camice blu.
Volevo dire grazie al Pancia, al secolo Marco Barozzi,
per avermi sopportato, per avermi dato tante responsabilità,
per avermi fatto vincere e insegnato come perdere. Per avermi fatto
capitano, sapendo che era una cosa a cui tenevo. Spero che sia orgoglioso
di me.
Volevo dire grazie a tutte le squadre della pallavolo Villa d’oro,
dalle serie C e B2 femminili che ci facevano il tifo e hanno vinto
tanto pure loro, e quindi a Vera, Laura, Siba, Ila, Fede
e tutte le altre che ci sono state, a Mauro Morini
che mi invita a Riccò e veniva con me alle notti rosa, per
finire con la Marty e la sua Under 14 e tutti quelli
che si fanno in quattro o anche solo in due dentro la nostra famiglia.
Perché c’è differenza tra azienda e famiglia,
e se chi ci odia venisse qui anche solo per un giorno forse la capirebbe.
Volevo dire grazie ad alcuni amici. Che spero di portare con me
sempre.
A Marchino, perché ne abbiamo viste e passate
di cose insieme… perché ci capiamo al volo, perché
alla fine so che è uno di quelli che davvero ci sta male
se io sto male. Perché è uno di quei compagni di viaggio
che vorresti sempre avere, e non parlo solo di pallavolo. E così
spero di conquistare altri campionati e altre isole, con lui.
A Ste, perché nove anni fa, in una palestra
dove ci si scambiavano solo occhiatacce, ho trovato un amico nuovo,
una persona che mi ha insegnato umiltà e agonismo in una
volta sola. E mica è poco. E perché se non ci fosse
bisognerebbe inventarlo e accadrà bene che prima o poi torniamo
a giocare assieme!
A Fede perché è per Euge quello che
è Sandro per Manuel: la parte assennata. Solo che Euge non
lo ascolta. Ma noi sì, e volentieri, e anche lui è
da anni e anni una presenza costante.
A Elisa per la vicinanza e per aver condiviso mille
momenti, alla Gio per avermi scoperto e spiegato
mille cose, alla Dani per avermi sopportato e coccolato
mille volte.
Volevo dire grazie al Prof. Astolfi perché
nonostante tutto ha sempre creduto in me e mi stima e questo per
me è importante al di là del valore tecnico e di tante
altre cose.
Volevo dire grazie a Nonno Tommasì, perché
mi ha fatto vincere un campionato italiano. E assieme a lui volevo
ringraziare Cristiano Santini, Davide Luppi, Giulio Cristani,
Daniele Branchini, Marco Clò, Tommaso Ponselè
che hanno costruito con me e con Euge un gruppo che si è
tenuto compagnia per tanti anni e, anche qui, ha vinto tanto e si
è divertito un po’ in tutta Italia.
Volevo dire grazie a Cisko, Enry, Erro, Goofy, Zombie, Ronfa
e a tutta la bbbanda e vari aggregati, perché senza di loro
non ci sarebbe movimento, perché Assen e Calella sarebbero
ancora posti per vecchi e zitelle, perché forse non avremmo
poi molto di che parlare a cena, senza le ventimila cose che abbiamo
combinato assieme. Il problema grosso, con questi qua, è
che di cose si continua a combinarne, nonostante gli anni che passano.
Volevo dire grazie ai giovini, a Ricky
Vecchi, a Cippo e compagnia, a Teo
e compagnia, ad Alex e Rubes, a Euge
Marani e Sasà Santisi e insomma, a tutti quelli
che questo mondo della pallavolo lo animano, oltre che giocarci.
Volevo dire grazie a tutti quelli che ci chiamano e mi chiamano
“nemico” perché ti danno tanti stimoli
e ti fanno capire che non puoi piacere a tutti ma in fondo importa
piacere a chi importa.
Volevo dire grazie a tutti quelli che ci chiamano e mi chiamano
“amico” perché ti danno tanti stimoli
e ti fanno capire che alla fine a chi ti importa ci arrivi.
Volevo dire grazie a Carpi, a tutti i dirigenti, gli allenatori
e i giocatori, perché questi sei anni sarebbero
stati molto più noiosi senza di loro. E anche se non lo ammetteranno
mai, sotto sotto pensano esattamente la stessa cosa.
Volevo dire grazie a Leo, al Topo,
a Benedetti, al prof. Guidetti,
a Juan Carlos Cuminetti e Andrea Giani
e a tutti i grandi vecchi che in un modo o nell’altro mi hanno
insegnato a giocare a pallavolo, quel poco che so.
Volevo dire grazie a Doriano Rabotti, a Riccardo
Cavazioni, a Fabrizio Monari, Giulio
Guerzoni, Luca Muzzioli e Stefano
Michelini che hanno reso il “lavoro pallavolo”
un ritrovo di amici, un momento di crescita. Un piacere, in poche
parole, e non sono molti, credo, i lavoratori della domenica che
vanno a fare il loro mestiere volentieri. Noi eravamo e siamo tra
quelli.
Volevo fare un piccolo ringraziamento ai ragazzi di Correggio,
perché essere il tredicesimo non è poi così
male, se dai una mano anche piccolissima a degli amici per realizzare
un grande sogno in una città di provincia, di quelle che
piacciono a me.
Volevo fare un piccolo ringraziamento anche alle ragazze
del Fabbrico, Alice, Buccia, Tadda e tutte le altre, perché
è stato bello seguirle, perché alla fin fine sono
un bel gruppo, bello in tutti i sensi. Pulito. Come se ne trovano
pochi. E si sono meritate tutto.
Vorrei dire grazie a tante altre persone, che negli anni mi hanno
aiutato e ci hanno aiutato a crescere, in questo mondo variopinto
che si chiama pallavolo. Non ho tempo, ma soprattutto memoria per
ricordare qui tutto e tutti, spero che chi è assente capisca
e perdoni.
Volevo ringraziare, qui alla fine, anche Silvia.
Per tantissime cose. Ma soprattutto perché mi ha insegnato
e mi sta insegnando a vedere e a vivere le cose con degli occhi
nuovi. E questo è un merito grande come il mondo.
Non so cosa sarà di noi, tra un paio di mesi. So solo che
sono stati sei anni stupendi. E stupendi per tutto, non solo per
il lato sportivo. Con questo epilogo, forse un po’ triste.
Ma credo anche giusto. Le storie devono avere un inizio e una fine.
Ed essere vissute intensamente.
Noi abbiamo avuto un inizio, poco più di sei anni
fa, a una famoso festa di laurea, abbiamo vissuto intensamente sei
anni più di successi che di sconfitte, abbiamo patito una
fine travagliata, inattesa, sofferta. Ma non siamo tristi. O almeno
non lo sono io.
Perché sì, sono in serie C. E sei anni fa non c’ero.
Ma adesso, rispetto a sei anni fa, ho voi. Vi avrò anche
in serie C, o dove altro finiremo
E sono molto più ricco.
Grazie
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