Un breve e laconico commento al campionato del mondo appena trascorso.
Cui mi piacerebbe i pallavolisti che a frotte popolano e visitano
questo sito, dessero il loro contributo.
Già, proprio così. Nella settimana che lancia i campionati
di tutto il mondo conosciuto da noi modenesi ed emiliani e toscani
e altro, vorrei soffermarmi sui piani alti e capire perché.
Il perché a una questione molto semplice. Come mai
il livello della pallavolo è calato così mostruosamente.
E non parliamo soltanto della pallavolo italiana, dove il calo era
prevedibile e immaginabile, dopo tutto quel bendiddio che per oltre
un decennio ci ha deliziato occhi e mani (eh sì, perché
io e Ugolini, Cantagalli e Giani li abbiamo murati a ripetizione).
Parliamo di tutto il movimento a livello mondiale, che ha come miglior
espressione del suo gioco uno schiacciatore che di nome fa Murilo
Endres e come indiscusso protagonista un formidabile atleta cubano.
Diciassettenne.
La riflessione mi è nata subito dalla visione di Italia-Stati
Uniti. Partita tra potenze mondiali, perché si voglia o no,
gli USA sono campioni olimpici da due anni, e l’Italia a quelle
stesse Olimpiadi è arrivata quarta. Senza autostrade. Due
top team, insomma.
Ecco, in Italia-Stati Uniti il campo era pieno zeppo di ben due
giocatori che sapevano giocare davvero al nostro sport: Cernic da
una parte (per altro partito in panchina) e Priddy da quell’altra.
Due martelli vecchio stile, uno molto tecnico, l’altro più
atletico, che schiacciavano variando i colpi, battevano in salto
con costanza e in diverse zone del campo, muravano composti e si
sapevano muovere bene in difesa: non dei Fenomeni, ma sicuramente
giocatori completi e solidi.
Che, forse per caso, hanno fatto la partita. Nel resto un opposto
di sicura grandezza come Stanley, opposto classico e picchiatore,
nulla di diverso dai Zorzi e Despaigne: quindi fin qui tutto bene.
Un altro opposto che sembrava un ex picchiatore, Fei, delle cui
qualità in carriera però non discutiamo. E una serie
di giocatori più o meno bravi che contro la generazione dei
fenomeni o il Brasile del 2004 avrebbero vinto sì e no dieci
scambi in tutta la partita.
Appoggi approssimativi, alzate sbilenche dall’una
e dall’altra parte, servizi out, difese facili non tenute,
attacchi a occhi chiusi contro il muro molto più spesso di
quanto non pensiate… Insomma, in soldoni, togliendomi la maglietta
del tifoso, una gran brutta partita. Combattuta sì,
emozionante, al cardiopalma, da far sudare. Ma brutta, proprio brutta.
Come brutta è stata Serbia-Cuba, o Italia-Brasile. O la stessa
finale.
Il calo del livello e della spettacolarità del gioco
è dovuto a varie cause che vanno tutte a confluire in un
bacino grande che è uno spaventoso calo tecnico.
Lo sport è bello quando i suoi gesti sono interpretati bene.
Mi spiego: nessuno di noi critica Inzaghi Filippo (che personalmente
vorrei prima punta di tutte le squadre che ho tifato), ma nessuno
di noi direbbe mai “che spettacolo, ho visto ancora un’altra
partita di Inzaghi”. Lo diremmo dei Baggio, dei Del Piero
e dei Totti dei bei tempi. Di Maradona. Ma anche di Bruno Conti
o di Antognoni, meno celebrati. La spettacolarità allo sport
la danno i bei gesti tecnici, il movimento eseguito bene, la lotta
a invenzioni e intuizioni. Anche nella pallavolo. Alcuni esempi?
Quanti di voi hanno guardato incantati il braccio di Cantagalli,
quando andava a cercare la parallela? Quanti di voi hanno osannato
Bernardi per la varietà dei suoi colpi? O Kiraly per le sue
mirabili imprese in seconda linea e il suo trovare le mani del muro
in attacco? O, venendo ancora più vicino, quanti di noi sono
rimasti a bocca aperta al PalaPanini davanti a Bas Van de Goor,
spilungone di due metri e zero nove, per come riceveva bene e schiacciava
la pipe, da centrale? Quanto erano pulite e belle le alzate di Fabio
Vullo, di Mauricio, di Fefè?
Perché non ci esaltiamo più di fronte al volley
di questi anni? Semplicemente perché è più
brutto.
Quali le cause? Sicuramente, almeno per me, quattro, quelle
regolamentari. Quelle che sono servite a rendere più
televisivo lo sport volley, che l’hanno fatto diventare più
fisico ma che, secondo me l’hanno notevolmente abbrutito.
Con una t sola.
Le metto in ordine secondo me di importanza.
1) L’introduzione del libero: prima di questo,
c’erano solo due giocatori su sei che dovevano preoccuparsi
di un solo fondamentale, principalmente. L’opposto dell’attacco,
l’alzatore del palleggio. Gli altri sapevano fare tutto. E
lo facevano bene. La battuta di Despaigne alla giornalista Rai prima
della finale (“Cuba dovrebbe difendere lungo in posto sei,
come fece Lucky contro di me nella finale del ‘90”)
ci fa capire quanto completi fossero i giocatori, da un punto di
vista tattico e tecnico. Non cento anni fa, venti, dodici. Venti
anni fa un centrale difendeva la bordate dell’opposto più
potente del mondo. Poi è arrivato il libero, sublime specialista
della seconda linea e io sono il primo a spellarsi le mani alle
difese di Ricchetti, alle ali di pollo di Bergianti, alle percentuali
mostruose in ricezione di Pippi. E dirò di più: da
un punto di vista “sociale” il libero ha consentito
anche ai bassi di accedere ai piani nobili di un volley destinato
ormai solo a boscaioli sopra i due metri. Però ha
deresponsabilizzato almeno tre ruoli, i due centrali e la seconda
banda, la banda non-ricevitrice. Ha creato specializzazione
estrema. Tant’è che spesso e volentieri, bande e centrali
nati e cresciuti pallavolisticamente dopo l’introduzione del
libero, non sanno alzare o appoggiare, né tantomeno difendere
se capita nel loro giro di battuta. Adesso i Sala e Birarelli, i
Rodrigao e Simon, non saprebbero assolutamente fare quello che fece
Lucchetta con Despaigne. E, ahimè, si vede. Il volley è
più sporco, quindi, meno perfetto. Anche perché la
perfezione serve meno, quando puoi alzare un campanile a una bestia
di due metri e dieci per cento chili che spesso e volentieri la
mette giù, tirando senza guardare. Ma questo porta
lo spettacolo ad essere meno bello e gli allenamenti anche, perché
parte dagli allenamenti la scarsa capacità tecnica nei fondamentali
non di competenza degli “specialisti” del centro, delle
ali o degli altri ruoli.
2) Il permissivismo degli arbitri: che cambia per le categorie,
e incredibilmente cambia in peggio salendo. Sono rigidi
gli arbitri di serie C e B sulle doppie, sulle accompagnate, sui
falli in generale. Giustamente. Ma incredibilmente, laddove si dovrebbe
pretendere perfezione, lasciano correre praticamente tutto. Mi spiego:
logica vorrebbe che un palleggiatore di serie C sia più scarso
rispetto a uno di serie A1, indi per cui forse bisognerebbe perdonargli
qualche doppia in più. Invece accade il contrario. Non dovendo
più ricercare la perfezione (un tempo l’arbitraggio
era molto più rigido, ma poi forse i commercianti dello sport
hanno insinuato che fosse poco televisivo e incomprensibile ai neofiti
il fallo di doppia o di accompagnata), gli alzatori sono
più approssimativi. E anche qui, comunque, la tecnica di
palleggio spesso passa in secondo piano, rispetto all’efficacia
al servizio o a muro. Una bestemmia, per chi come me, ama il gioco
pulito e fantasioso. Il Vermiglio dei mondiali e tutti i palleggiatori
che ho visto (escluso il sommo Nikola, che ahimè smetterà
presto) mi sono sembrati assolutamente al di sotto di quello che
ci si dovrebbe aspettare ad un mondiale.
3) Il net al servizio: altro vantaggio per i frigoriferai.
Da quando il net non è più fallo, in battuta, e si
può battere da tutta la linea dei nove metri, ormai l’avvio
del gioco è diventato un tiro al bersaglio. L’esempio?
Russia-Bulgaria, semifinale per 5°-8° posto. 22-21 Russia,
va al servizio Kaziyski: due ace e un mezzo ace, trasformato nel
rigore di Yozifov. 22-24. Errore al servizio. 23-24. Va in battuta
Muserskiy per la Russia: tre ace. 26-24. Fine set. Ho visto sei
splendide lavatrici, più una che si è spenta out di
un niente, aveva insomma un piccolissimo difetto di funzionamento.
Ma non ho visto pallavolo.
4) Il Rally Point System: in tutto questo, credo che il
Rps sia il male minore. Nel senso che la fase cambiopalla
è rimasta la fase cambiopalla, la fase punto idem, semplicemente
si sono accorciati i tempi dei set e quindi bisogna cercare la “fuga”
il prima possibile per vincerlo e certi svantaggi non sono più
recuperabili se non appunto con grandi serie al servizio o imbarcate
clamorose degli avversari. Ma credo che se modificassimo le tre
regole precedenti, il rally point system potrebbe sopravvivere senza
essere troppo un danno.
Fine della requisitoria. Ho parlato da spettatore di volley,
non da giocatore: perché sulla tecnica avrei ben poco da
parlare, se non per il palleggio. Sono curioso di sentire
altri pareri, se volete. Intanto vi lascio due post scriptum.
P.S. 1: Se mai l’Italia ospiterà un altro evento
di questo livello, beh, credo che Modena meriti un trattamento migliore.
Il tutto esaurito del palaPanini per la finale 5°-6° posto,
o i 3.000 e oltre di Russia-Camerun, dimostrano quanto la nostra
città sia devota allo sport della rete. E quanto meritasse
partite più importanti, in questo mondiale. Speriamo che
dai piani alti ci tengano in considerazione con più intelligenza,
magari per il mondiale femminile del 2014 che passerà sicuramente
anche da qui.
P.S. 2: l’Italia. Più del quarto posto non era lecito
aspettarsi. Perché in autostrada guidare è
più facile, ma quando esci dal casello ed entri in pista
sul serio, lì il manico e il mezzo bisogna averceli, in tutti
i sensi. Ecco secondo il mio umilissimo parere un po’ è
mancato il manico, oltre ovviamente al mezzo. Nel senso
che quella di Marra mi pare (e mi pareva anche prima del mondiale)
scelta sì nuova ma molto discutibile: non è
detto che tutto il nuovo sia bello, e un libero deve anche saper
ricevere molto bene e Marra ha balbettato spesso e volentieri. Inoltre
non ho ben capito perché sia contro gli USA che contro il
Brasile, per far posto giustamente a Cernic (che doveva entrare),
sia sceso sempre Parodi e non Savani. Partite come queste le risolve
il talento, e Parodi, pur in difficoltà in entrambe le occasioni,
ne ha di più di Savani (che comunque, per me, per le sue
possibilità ha giocato un gran mondiale). Forse Parodi avrebbe
avuto anche più spensieratezza, dovuta al fatto di aver già
vinto qualcosa da migliore in campo in partita secca e dalla consapevolezza
di avere prove di appello che Savani, forse, non avrà. In
più Sala per Birarelli si è dimostrata una scelta
errata, col Brasile. Detto ciò, Anastasi non aveva il materiale
umano per contrastare un Brasile comunque molto sotto quello
di 5-6 anni fa. E dico questo solo perché ho visto
Murilo a Modena per tre anni. E adesso il leader del Brasile è
proprio lui, Murilo! Una volta era Giba. Potrei anche dire che il
libero era Sergio e ora è Mario, quello del bar di Ligabue,
che al centro c’era Gustavo e ora George Lucas, e tante altre
cose… Ma come vedete non le dico. Perché sono
rammaricato: di come stia l’Italia, di come stia il volley.
Il problema dell’Italia è che forse questo materiale
non ce l’avrà nemmeno tra quattro anni. Ma su questo
sono più tranquillo.
Perché tra quattro anni es el tiempo de Cuba!!!
Così, ingenuamente, spero ancora che si possa conquistare
il mondo con un ragazzino, con un sogno, e senza computer. Così…
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