Qualcuno dice che è finita un’era. E non parla della
Villa d’oro.
Però c’è un però, perchè se per
i nostri colori si può forse dire che l’era dell’oro
sia finita davvero, per il berlusconismo siamo ancora ben lontani,
dalla fine di un’era. Forse è finita l’era di
Berlusconi capo del governo. Forse. Ma il berlusconismo è
un virus che ha appestato l’Italia e prima di debellarlo passeranno
anni e forse non ce ne libereremo mai. È cambiato il costume.
O, se volete, ce lo siamo proprio tolti, il costume. E ne abbiamo
gioito.
Siamo tutti d’accordo che Belen nuda sarà anche un
bello spettacolo. Ma lo è meno dal momento che sta sul lettone
di Putin assieme al primo ministro, assieme ad altre dieci, cento,
mille puttane pagate da un premier che invece dovrebbe essere a
Bruxelles, a Roma, a Berlino.
Non è un bene che le puttane passino sotto silenzio, che
le barzellette passino sotto silenzio, che il vilipendio della donna
passi sotto silenzio, che l’immobilismo, il priapismo, il
qualunquismo, il nascondismo, il nepotismo e chi più ne ha
più ne metta, che tutto ciò passi sotto silenzio,
che si dica che Berlusconi è caduto perchè ha compiuto
un atto di grande generosità, o perchè la sua maggioranza
si è sfaldata, perchè Fini è il peccato originale,
perchè il rendiconto è passato con soli 308 voti,
perchè Casini e Bersani hanno fatto una grande opposizione,
perchè abbiamo un Presidente della Repubblica, questo sì,
integerrimo e risoluto (sarà mica perchè è
un comunista?). Tutto bellissimo. Ma le puttane?
Lo vogliamo dire, ammettere, scrivere a caratteri cubitali che un
paese non può essere governato da un puttaniere che per giunta
si bulla di esserlo, smettendola di trincerarci dietro il fatto
che “è vita privata, sono fatti suoi” perchè
i “fatti suoi” di un presidente non esistono e non sono
mai esistiti? Che un paese non può essere governato da uno
che non è stato in grado di fare una riforma che sia una
nonostante i due governi più lunghi della Repubblica, perchè
l’importante era stare lì legittimamente impediti,
comandanti col doppio petto, gonfiati da un voto popolare che dava
aura di divinità?
Da uno che pensa a scopare, a raccontare barzellette e a poco altro,
che ha giri di droga e affari strani nelle sue magioni, che fa passare
in Parlamento che Ruby è la nipote di Mubarak? Da uno che
mette Mara Carfagna a capo di un ministero, Nicole Minetti dentro
un consiglio regionale, Gabriella Carlucci dentro al Parlamento?!?
Da uno che alla fine di tutto fa una riunione coi propri figli e
Confalonieri, per chiedere consiglio su come ricattare Monti e salvarsi
e salvare loro il culo, anzichè coi propri interlocutori
politici che da oggi, per Silvio, sono già depennati dalla
lista? Perchè in Italia, dopo 18 anni di Silvione, si fa
una questione politica di ciò che di politico ha poco o nulla?
Perchè è cambiato il costume. O, meglio, ce lo siamo
tolti.
Una volta, venti anni fa, non mille, ci si dimetteva dalle cariche
pubbliche per molto, molto meno. Qualcuno un senso di rispetto ce
lo ha ancora, il buon Marrazzo ha avuto l’acume di andarsene
in un convento, dopo essere stato scoperto a fare ciò che
faceva. Ma Berlusconi è, è stato anche questo: sberleffo
delle istituzioni, ridicolizzazione del ruolo nazionale e internazionale
di un premier, meretricio a tutto tondo e in qualsiasi settore della
vita. Pubblica e privata.
Vent’anni fa il marciume che emergeva da Tangentopoli faceva
scalpore, Di Pietro, Gherardo Colombo e compari furono accolti come
eroi nazionali, Craxi preso a monete in faccia perchè non
si poteva fare altro. Poi qualcuno ha detto che era stata fatta
piazza pulita, qualcun’altro si è presentato come il
nuovo, l’immacolato, il puro, il difensore dell’Italia
e degli italiani, qualcuno ci ha raccontato che i comunisti stavano
per prendere il potere e per mangiare tutti i nostri figli (incredibile,
nel 1994!) e alè, diciotto anni di buio, di regressione non
economica, badate bene.
Culturale.
Sono la cultura, il libero arbitrio, la critica, la fottuta critica,
che ci sono mancati, in questi vent’anni. E non solo per colpa
di Berlusconi e del suo grande fratello mediatico che ha ottenebrato
le menti di molti, se non di tutti. Perchè con quelli Berlusconi
ha vinto e continuato a vincere le elezioni, e questo non si discute.
Berlusconi non era lì per grazia ricevuta ma perchè
qualcuno lo ha votato, o per tutelare i propri interessi o perchè
(la stragrande maggioranza) imbambolato. Ma imbambolato non dalle
sue parole, dalla sua campagna elettorale, no. Imbambolato dal mondo
che Berlusconi e le sue televisioni hanno creato, incapace di avere
una visione critica d’insieme di ciò che veniva proposto,
assuefatto al marcio, al dominio del potere e ai culi di Pamela
Prati ed Elisabetta Canalis. E affascinato dal carattere e dalla
combattività, questo dobbiamo concederglielo, di questo padrone
di Milano e dell’Italia.
A un certo punto il malaffare della politica ha cominciato a fare
meno casino, i processi di Mani Pulite anche, e anzi, si è
ribaltata la scena. Il padrone d’Italia si è dipinto
come un perseguitato, ha dato, ha dato lui della casta ai giudici,
prima ancora che il termine “casta” entrasse nell’uso
comune per definire i parlamentari. Così, nel 2011, le indagini
sulla P4, sui vari Lavitola e compagnia bella e le collusioni di
alti esponenti politici col malaffare non fanno più notizia,
hanno meno visibilità delle tette di Belen, sono scivolati
in fondo all’agenda dei media. E, badate ancora bene, non
solo dei media di Berlusconi. All’inizio è stato così.
Poi l’agenda della comunicazione di massa ha pian piano iniziato
a spostarsi, in massa, sull’asse B. Berlusconi, Baccano, Balotelli.
Belen. Baldracche. Tante, tantissime baldracche, in ogni dove.
Si è parlato sempre meno di politica vera, di idee e di ideologie,
di cultura. Di proposte. Di rimedi. L’opposizione colpevolmente
complice ha posto la questione in termini di pro o contro-Berlusconi,
esasperando il confronto, mitizzando la figura del Cav ancora di
più e contribuendo ad allontanare dal dialogo la politica
vera e la cultura vera, meno capace non solo di manipolare ma anche
più semplicemente di utilizzare la forza comunicativa insita
nei nuovi media.
Politica vera e cultura che sono ad oggi confinate in ambienti di
nicchia come alcuni circoli, le sezioni provinciali dei partiti,
i teatri delle città, Rai Tre e Rai Storia, il manifesto,
Dylan Dog e questo sito. Così, man mano e con una velocità
sempre maggiore, siamo finiti nel baratro. Che non è, non
solo almeno e non soprattutto, il baratro economico, del debito
o degli spread. È un baratro di coscienza civile e di convivenza
sociale, un baratro di idee e di confronto. Un baratro di identità
e di progresso collettivo.
La dignità delle istituzioni è finita sotto un letto
(o meglio, dentro).
La dignità delle donne è finita sotto un letto (o
meglio, dentro).
La dignità della lotta politica è finita sotto un
letto (o meglio, dentro).
La dignità dei mezzi d’informazione è finita
sotto un letto (o meglio, dentro).
Per ricomporre lo sfacelo berlusconiano non basta cambiare il capo
del governo. Ci vorranno anni. Sempre ammesso che su queste macerie
si possa ricostruire.
Monti non mi piace, è un conservatore di destra, ma in un
momento così accettiamolo pure. Tra tutti i tronchi che ci
siamo ritrovati nel deretano, questo è anche uno dei più
piccoli. E a chi, strenuo difensore del qualunquismo, dice “adesso
poi vediamo chi trovate meglio di Berlusconi, fanno tutti schifo”,
dico che anche l’anarchia è meglio di Berlusconi. Ma
soprattutto meglio del suo mondo. Quello fa schifo davvero.
L’Italia non è e non sarà mai un paese di sinistra.
Di comunisti, per dirla coi termini in uso in questi venti anni.
E di ciò mi rammarico. Ma al contempo, nutro una speranza.
Non che l’Italia diventi un paese di sinistra. Pia illusione.
Che l’Italia torni ad essere un paese dignitoso.
P.S.: anche perchè mi sono un po’ rotto i coglioni
di essere preso per il culo da tutti i tassisti del mondo, da New
York ad Assen passando per Calella e Mombasa, solo perchè
sono italiano quando siamo stati noi ad insegnare a mezzo mondo
a scrivere, a parlare e a costruirsi le loro fottute case e i loro
fottuti teatri.
P.P.S.: questo sproloquio è stato scritto per aumentare i
contatti del sito, lievemente in calo, grazie alle visite del Mistero
dell’Intero. Ringrazio anticipatamente gli informatici che
stanno al Viminale per la visita e li invito a leggerci più
spesso
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