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05/12/2001

Sapete già di cosa parlerò questa volta eh? Se non ne siete sicuri almeno lo immaginate, non è vero? Sì, è così lo so. Per la verità non ci vuole molta fantasia, è l'argomento per eccellenza di questa settimana, come direbbero gli amici americani (vostri, miei no di sicuro) o semplicemente i manager arrivisti, parlarne è un "must". Di cosa? Ma come ancora non lo avete capito? Ma signori miei, del divorzio consensuale tra l'Iride Volley e il professor Adriano Guidetti. Sinceramente volevo evitare di esprimermi al riguardo, certo non per distinguermi, ma per non lasciare chi mi ospita imbrigliato in spiacevoli discussioni societarie. Comunque è stata una remora di breve durata; il mio amico Manuel può sempre decidere di farmi morire da un momento all'altro... quindi perché non lasciarsi andare, alla fine sono solo opinioni..
Si parlava di "divorzio consensuale". Bel termine, ma forse un po' ambiguo. Vediamo di capirci: come nei più classici casi di separazione matrimoniale, formalmente (e letteralmente) il divorzio consensuale sta ad indicare che le due parti si dividono in pieno accordo, entrambe desiderano e attuano questa separazione. Ufficiosamente, invece, è un bellissimo termine di copertura. Chiarisco ulteriormente. In genere una parte vuole la separazione e la ottiene perché in posizione di forza, ma "gentilmente" (anche questo è un bel termine di copertura) concede all'altra parte di salvarsi la faccia. Con un divorzio consensuale rimani ugualmente "trombato", come dite dalle vostre parti, ma con un sorriso, una pacca e l'illusione che il resto del mondo ne sia all'oscuro. Certo, ci sono anche i veri divorzi consensuali e non voglio classificare come "falso" o "apparente" quello tra l'Iride Volley e Adriano Guidetti, ma tendo a non escludere nessuna possibilità. Il punto che mi preme però non è questo. Posso prendere per buona, infatti, la soluzione del consenso, non fa una piega ed è sempre accettabile. Quello che mi ha fatto riflettere è il modo in cui si è arrivati alla soluzione. Perciò, perdonatemi, ma cerco di raccapezzarci qualcosa riordinando i miei ricordi.
1) La Villa d'Oro Pallavolo, rappresentata dal presidente Da Como vende il titolo di B1 al signor Reghizzi. Come spero di aver capito dallo schema che ho trovato sul sito, la B1 in pratica diventa una società a sé, con un suo presidente (sempre Reghizzi), una dirigenza (Da Como, Bevilacqua e altri), una palestra ecc. Unico riferimento alla Villa d'Oro: il nome.
2) Si forma una squadra con l'obiettivo dichiarato dei play-off e, magari, l'A2. Si vendono i giocatori che non servono, si comprano i campioni, si sostituisce l'allenatore che aveva guidato la squadra alla promozione con il simbolo della pallavolo modenese Adriano Guidetti, si sceglie un palazzetto, insomma le solite cose che caratterizzano ogni squadra.
3) Inizia il campionato, iniziano i problemi: infortuni, gioco poco convincente, nervosismo tra allenatore e squadra, insomma, sempre quelle solite cose che caratterizzano ogni squadra. Salvo che se si vuole arrivare ai play-off e, magari, all'A2 qualcosa che tocca c'è. Così si arriva al divorzio consensuale di cui sopra. The End.
Scelta giusta? Scelta sbagliata? Direi la seconda. O meglio, la situazione non doveva esistere e se è venuta a crearsi le responsabilità maggiori sono della società. Parliamo chiaramente. È facile licenziare (pardon, divorziare consensualmente) un allenatore se le cose vanno male, è immediato e sicuramente meno dispendioso che licenziare tutti i giocatori. Ma se i problemi non vengono da lì? Se la causa, invece, è una dirigenza che ha dimostrato poca competenza, che non si è preoccupata di allestire una panchina di livello (e Guidetti questo lo ha affermato chiaramente), che ha sbandierato obiettivi superiori alle reali possibilità, che si è liberata troppo in fretta di elementi validi (vedi Camurri o La Torre)? Allora succede che una persona seria e intelligente come Guidetti alza i tacchi e se ne va, perché in tanti anni di pallavolo probabilmente ha visto di tutto, ha subito di tutto, e non ha voglia di prendersi colpe non sue. Se ne va con dignità ripetendo chiaramente quello che ha sempre detto: che con alcuni elementi non c'era feeling, che l'Iride è forte ma non da play-off, che la panchina era e rimane troppo corta per una B1, ecc.
Ora la squadra è in mano a Massimo Nannini. Durerà? Chi lo sa. Banalmente, solo il tempo e i risultati ci diranno qualcosa di più. Ma per esperienza (e ne ho tanta) i licenziamenti, i divorzi consensuali, gli esoneri o come diavolo volete chiamarli sono solo un rimedio apparente, un salvataggio in extremis che il 99% delle volte (il calcio insegna almeno in questo) si rivela un naufragio peggiore. Spero solo che in questo naufragio non finisca anche quell'unica cosa che l'Iride ha in comune con la Villa d'Oro.
Saluti...Luther Blisset

email: lutherblisset3@hotmail.com


(Traduzione a cura di Antonella Castellazzi)