Ho
appena finito di rispondere ad una e-mail che mi è arrivata
nei giorni scorsi e forse ho allungato troppo il discorso. Ci tengo
ad essere chiaro, ma a volte esagero. Dovrei essere meno prolisso,
più sintetico? Forse no, dove andrebbe a finire il divertimento
eh? Comunque, tra un tasto e l'altro non sono ancora riuscito a mangiare
e nemmeno a bere. A proposito di bere, aspettate un momento... fatto.
Un bicchiere d'acqua, non è il meglio, ma è il massimo
quando hai il frigo vuoto. Comunque, torniamo a noi. Quasi mi dimenticavo!
Sabato ho assistito ad una partita meravigliosa, entusiasmante, accecante,
basta, forse ho esagerato, ma volevo sottolineare che ho apprezzato.
Quale? Iride-Casinalbo naturalmente. A dire la verità non ci
speravo, ma quando sono entrato nel palazzetto ho avuto come la sensazione
che mi sarei divertito e così è stato. A parte le orrende
mute dell'Iride (4, il galletto è simpatico, ma senza quello
siamo troppo sul funereo) lo spettacolo c'è stato, eccome.
È finita 3-2 per la squadra vestita male e ho sentito dire
che non se lo sarebbe meritato, perché a perdere la partita
è stata l'Audax. Vero, non posso negarlo, ma nello sport chi
vince è stato più bravo e più forte, il resto
sono scuse. Il fatto che il successo sia arrivato più per demerito
di Casinalbo che per merito dell'Iride, non cambia il risultato: hanno
rubato la caramella al bambino e lo hanno fatto bene, in punta di
piedi. Ci mancava solo che i giocatori dell'Audax sbattessero i piedi
piangendo e il quadretto era fatto. In conclusione, l'Iride finisce
sempre al tie-break per sfinimento: gli avversari non reggono psicologicamente
il fatto di avere di fronte sei giocatori vestiti così, soprattutto
con quei calzini.
Non voleva essere questo l'argomento di oggi, ma ne è lo spunto.
Il derby (sempre questi inglesismi, ma che ci vuoi fare, lo chiamiamo
"incontro tra squadre della stessa città"? arrivo
che hanno già giocato) è stato arbitrato, sì
lo è stato, dal primo arbitro Corbari di Parma Sì oggi
parliamo di arbitri. Si dice sempre tanto male di loro, ingiustamente,
ora lo faccio giustamente. Ma è mai possibile Signor Corbari
che con l'esperienza accumulata in anni di arbitraggio, non sappia
ancora quanto è deprimente interrompere continuamente il gioco
per una doppia in palleggio? Va bene, il giudizio è soggettivo,
soprattutto in un fondamentale così difficile e non voglio
entrare nel merito: differenza tra tocco pulito, tocco sporco e loro
unità di misura non mi interessano. Quello che mi irrita e
che mi ha fatto riflettere è l'incapacità di interpretare
le situazioni. Perché interrompere così tante volte
il gioco? Perché insistere su giudizi opinabili, distruggendo
un divertimento? Sembra una malattia. Analizziamola.
I sintomi più comuni si evidenziano soprattutto nelle categorie
minori (non in serie A quindi, ma già la B1 ha i suoi casi):
interruzioni continue (è questo il dramma, fossero una volta
ogni tanto...) del gioco per falli discutibili e opinabili come può
essere la doppia in palleggio, l'accompagnata, l'invasione aerea,
la palla contesa; arroganza e sentimenti di onnipotenza verso gli
atleti in campo; conseguentemente, uso spregiudicato di occhiate,
espressioni ironiche, richiami, cartellini, ecc, tutti comportamenti
che (per esperienza) invece di disciplinare, frammentano il gioco
e innervosiscono atleti e pubblico. Più scendiamo, più
il livello di gioco cala, più i sintomi suddetti intensificano
il loro effetto, inoltre ne nascono dei nuovi come le incertezze nelle
decisioni (è fuori, è dentro, toccata, cribbio se non
lo sai fai rifare!) che portano spesso a giudizi ovviamente errati.
Si arriva fino al livello finale, quello tragico, classificabile come
"sintomo da Divisioni". Si riscontra soprattutto nelle tre
divisioni (come dice il nome) e nei campionati under: è la
non conoscenza effettiva delle regole. Si nota particolarmente nei
casi di falli di rotazione, di falli del libero, di falli di invasione
aerea ecc. Rimane comunque un sintomo molto raro e isolato.
A parte questa visione giocosa, la mia riflessione è seria.
Se la pallavolo diventasse realmente uno sport professionistico come
il calcio, con il suo giro di pubblico e di miliardi, per la categoria
arbitrale sarebbe il disastro, la rivoluzione: moviole, polemiche,
titoli a quattro colonne sull'arbitro del derby ecc. Non critico la
preparazione tecnica. Quasi tutti i nostri arbitri sanno le regole,
la questione sta nel come applicarle. Le regole vanno rispettate?
Certo. Ma mai come nello sport l'applicazione dei regolamenti è
così soggettiva: le norme ci sono e non vanno interpretate,
ma va interpretata l'opportunità del loro uso. Che senso ha
fischiare cinque, sei, sette presunte doppie a partita? E le accompagnate
su attacco di seconda intenzione? E un cartellino giallo sul 13-13
al tie-break? Purtroppo molti, troppi arbitri si trovano in difficoltà
nelle decisioni, nelle interpretazioni, a discapito del gioco e della
tranquillità in campo (vedi il caso della signora/ina Malavasi,
che sembra abbia perso il controllo e sterminato a cartellini gialli
un'intera società).
Certo, le polemiche su arbitri e arbitraggi ci saranno sempre, e non
cambieranno mai nulla se saranno sempre prive di razionalità.
L'arbitro, infatti, decide e va rispettato sempre. Le discussioni,
le grida, gli insulti sono da disprezzare (è un ovvietà
direte voi, salvo che domani vi trovo ad urlare arbitro cornuto mostrandogli
il dito), ma esiste realmente un problema. È evidente che la
caratteristica del ruolo di arbitro impone determinate qualità
che non tutti hanno. Sarebbe opportuno quindi, modificare i filtri,
perfezionarli, in modo da ottenere una classe arbitrale più
equilibrata dove non si vedano arbitri validi e competenti passare
alla Federazione Beach-Volley perché non trovano spazio, dove
non si vedano cinque cartellini gialli senza un motivo, dove non si
vedano errori grossolani. Perché sbagliare è certamente
umano ed è accettabile, ma perseverare, se non diabolico, è
certamente frutto di una cattiva conoscenza.
Saluti... Luther Blisset
email: lutherblisset3@hotmail.com