Prima
di tutto dovrei aspettarmi che i labirinti della mia mente si intreccino
con i vostri, e questo mi preoccupa. Vorrei prevalentemente parlare
di fisica, visto che questo è un sito sportivo. Vi mostrerò
la struttura della storia del pensiero moderno, anche se il collasso
delle certezze rende precario ogni sorriso, ogni legge mentale.
La schiera delle probabilità che un avvenimento avvenga non
dipende solo dalla natura della parola stessa. Nasce da un equilibrio
magico della matematica, che il ragionamento ha reso parziale e scontato.
Così si può predire il futuro, con un certo motore critico
apprezzabile come quello delle infinite cause-effetto ( si perché
alle cause dell'effetto non c'è mai fine) ma amare il passato
è frustrante perché già percorso, battuto dal
ricordo dello stato. La natura stessa della ricerca scientifica, cioè
eterna sfida all'ignoto, sia il migliore specchio di una immagine
umana penosa e frustrante. L'incapacità di risolversi nel gioco
ci rende preda di qualunque scherzo. Schiacciati dalle stessa impossibilità
di essere, la vita si suicida. Ma se fin qui è tutto chiaro,
lo è meno il simbolo istintivo della ragione: il progresso.
Se il passato è amato nella sua totalità (come se non
ci si ricordasse dei nostri errori) e il futuro è paradigma
della paura del buio, il progresso porta solo la lacerante consapevolezza
che ogni presente è il bilico tra gioia e dolore, che il godimento
non si presenta mai come intenso istante, ma come tensione al ricordo.
Il presente, l'unica dimensione del bambino, la vera visione delle
cose, è schiacciata dal fragore umano, dal progresso dell'ardore.
Siamo quindi destinati ad ardere di una perenne tensione al nulla,
al vuoto. Forse quindi è per questo che le donne sono considerate
superiori all'uomo: perché hanno ben chiaro che ardere è
fatica sprecata, e così smettono di pensare. Anche il maschio
umano si deve evolvere, deve rassegnarsi a quella dimensione femminile
di assuefazione mentale, di apparente assopimento.
Il movimento, in questo contesto di inquietante circo pretestuoso,
manipola il tempo a suo piacere, rendendosi conto che l'unica manifestazione
del tempo è nel moto delle cose. Il divenire quindi come tendenza,
il quasi divino che spicca il volo verso il puro movimento delle proprie
ali, che altro non sono se non i ragionamenti che costruiscono una
scala al cielo, un futuro. Il moto della percezione umana, in questa
divina creazione di un vero simbolo futurista, decide in che stato
l'immobile debba rimanere, come se potesse scindere tra realtà
e menzogna, tra passato e futuro, come se fosse padrone di se stesso,
irraggiungibile e eterno unico esempio di libertà. Così
se si è padroni del proprio passato, si è liberi di
decidere il futuro.
Fabio
Liberati