Vorrei
che tutti analizzassero i contesti discriminanti delle versioni della
verità. I pochi deficit dei miseri mi ricordano quelle lunghe
giornate piovose, mentre la mente dei liberi è inumidita dalla
loro presenza. Credo che l'errore fondamentale che soggiace al blocco
delle menti sia la struttura illogica delle perversione personali.
Diamo per scontato che il libero arbitrio renda le persone deboli
e forti, così si può destrutturare l'io in forme di
viltà, nella logica più vicina alla disperazione. Perché
la superiorità è figlia della sensibilità più
vile, nel richiamo al melodramma continuo, alle scontate deflagrazioni
del mio tuo. Mi rendo conto che la purezza della continuità
lineare, della linea come oggetto formale, possa mettere in crisi
i personaggi della nostra vita, quelli attaccati a loro stessi, come
a una linea, che non ha materia, per intenderci. Benché non
ci sia alcuna obiezione logica all'ipotesi di una trinità metafisica,
il metafisico normalmente cerca o un principio monistico, o dualistico
come mente-materia, oppure si affida a una qualità che diminuisca
la soggettività, che faccia uscire da se stessi, che renda
la qualità il punto di incontro tra soggetto e oggetto.
Ciò in cui ogni tanto ci si scontra, navigando per i mari dell'informazione,
è la più mera manifestazione di distruzione della qualità
esterna, la fatica di armonizzare una visione delle cose in cui oggetto
e soggetto siano la stessa presenza. La presenza delle leggi del caos
nelle menti che si predispongono a una fantasmagorica allegoria dei
lavori altrui, altro non fa se non dimenticare l'oppio del giorno
prima, e farsi prevaricare dal senso di stasi felice delle menti che
lavorano, purtroppo non le proprie. Il disappunto che provo per certe
esternazioni di infelicità, nasce dall'analisi strutturata
delle crisi mentali che dispongono se stessi e il lavoro altrui in
una scala a chiocciola, che si contorce su se stessa fino all'obbiettivo,
un malaugurato intento di disarmonizzare la creazione. Questo è
da meschini. Ho notato che spesso chi ritorna da lunghe, tranquille
vacanze di pesca, è un po' sulla difensiva, perché devono
giustificare tanto spreco di tempo. Dal punto di vista intellettuale,
quello che hanno fatto non ha giustificazione. Ma sarà pieno
di entusiasmo per le cose di cui fino a una settimana prima era stufo
marcio. Quello che ho in mente adesso è u catalogo dal titolo:
Trappole per l'entusiasmo da me sperimentate. Voglio fondare un campo
accademico assolutamente nuovo, l'entusiasmologia (esame dei blocchi
affettivi, conoscitivi e psicomotori nella percezione dei rapporti
di qualità). Nella manutenzione tradizionale, l'entusiasmo
è considerato qualcosa con cui si nasce o che si è acquistato
grazie a una buona educazione. È un articolo dato e immutabile.
Grazie Pirsig.
Fabio
Liberati