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06/04/2002
Il giorno che io nacqui un sole improvviso meraviglioso entrò dalla finestra della sala parto e illuminò la scena, mia madre lanciò un trillo melodiosissimo da soprano e senza sofferenza alcuna mi sparò nell'aria come una palletta di cannone, io feci una doppia capriola e ricaddi esattamente tra le braccia del primario, un uomo bellissimo, brizzolato, virile non fumatore e in quell'attimo MIRACOLO. Per la gioia a tutti i presenti ricrebbero i capelli, a chi non li aveva, si indorarono a chi li aveva, e una suora cresimina si spogliò della sua palandrana rivelando un corpo stupendo abbronzato, nato per l'amore e un infermiere rozzo peloso bitorzoluto sudato la prese lì per terra con il trasporto e la dolcezza di un quindicenne, e MIRACOLO! tutti i malati si alzarono dai letti e invasero le corsie cantando, battendo il tempo con le stampelle e i gamboni di gesso, ognuno reggendo la sua flebo come un dono, e MIRACOLO! i collassati si riebbero, i fratturati saldarono, i nefritici filtrarono, gli anemici risanguinarono, i diabetici si amareggiarono, e tutti fecero cerchio intorno per vedere me, il bambino più bello del mondo, io, Fabio! (marcia trionfale)
E ci si inoculò morfina, si bevvero sciroppi e anche i più a lungo lungodegenti si levarono dai capezzali secolari e le loro piaghe da decubito erano diventate splendidi tatuaggi di draghi e sirene e "a casa!" dissero, "andiamo a casa perché abbiamo una casa, parenti, amore che ci aspetta".
E il primario dei primari vetusto barbuto occhi dardeggianti, uno Zeus (finge severità) disse:
"Ci dispiace che ve ne andiate. Questo ospedale sarà vuoto senza di voi". E in quell'istante dalla sala operatoria venne un chirurgo alto, bruno, virile, non inquisito, e tra le mani sporche di sangue reggeva qualcosa di umido e rosso. E al suo fianco c'era l'operato che si teneva la pancia, così, ma era felice, non era affatto spaventato e il chirurgo alzò in alto la cosa umida e gridò: "Guardate! Guardate cos'aveva in pancia il signore! Non era una metastasi, no... era un TRICICLO!". (alza al cielo un triciclo di carta) Un piccolo triciclo rosso. Per me! E io vi salii. Avevo solo dieci minuti di vita ma io vi salii. E partii, pedalando nel corridoio, tra le ali di degenti plaudenti e dalle camere mi lanciavano chi cioccolatini, chi biscotti vecchi, chi libri o settimanali e gridavano: "Non sappiamo più cosa farcene di queste cose, siamo guariti!".

email: fabietto13@libero.it