12/04/2002
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Di tutto mi aspettavo fuorché d'essere ammazzato. Eppure il
mio corpo era lì, riverso per terra e affogato in mezzo al
sangue. Un commando di killer aveva giocato a crivellarmi di colpi
fino a quando sulla fronte non comparve ben leggibile la scritta game
over.
Due nespole alle gambe, un terzo frutto dietro le spalle e un altro
proprio sotto la nuca. Fu quest'ultimo proiettile a spegnermi del
tutto. Riuscì a penetrare fin dentro la cavità orale
e a portarsi via quasi tutta la mascella.
Uguale al solco di un aratro quella pallottola aveva spezzato e rovesciato
la mia faccia come una zolla di campagna. Ero appena uscito da un
autogrill con in mano un sacchettino della spesa. Lontano da casa,
come spesso accadeva, avrei mangiato un boccone di aria bruna e bevuto
a grandi sorsi la foto di mia figlia. Senza che me ne accorgessi una
Fiat familiare (con a bordo due uomini e una donna) mi aveva accompagnato
con garbo fino all'autogrill, aveva atteso con pazienza ebraica che
facessi le mie spese e, prima che mettessi piede in macchina, aveva
aperto il fuoco alle mie spalle. I primi due colpi andarono a vuoto
probabilmente per la brusca frenata della donna...che era al volante.
Gli altri due precisi alle gambe, così persi Corciano, Orvieto,
Terni, Spoleto e Foligno. Tutte piazze dove il grande scrittore non
arriva; vuoi perché il suo mercato è in città,
vuoi perché si rompe a guidare per quelle stradine strette
che (quando meno te l'aspetti) ti inchiodano al parabrezza un paradiso
primitivo.
Gli alberi le tette i giardini e le puttane: in Umbria tutto gira
più lentamente che nel resto del mondo, i ritmi sembrano come
drogati da un siero di eterna pazienza. La mistificazione qui è
un'arte parallela alla pittura, e la profondità non viene vista
di buon occhio perché pensare confonde le idee. La gente
non concede scandali (unica eccezione qualche corna alla domenica),
i paesi vivono in disparte, le valli sono soffici e silenziose a tal
punto che le pallottole versate sul mio conto sembrarono il peggior
fulmine caduto da quelle parti negli ultimi vent'anni. Dunque per
gli stranieri il rischio di essere dimenticati è altissimo.
Figurarsi per me, giovane letterato di provincia, che oltre ai modi
avevo anche la faccia del forestiero. Prima che partissi anche mia
moglie aveva provato invano a dissuadermi: "Oscar, fa' attenzione.
In questi paesi ci muori e manco se ne accorgono". E guarda caso
sembrava proprio questo il maniaco destino a cui ero stato assoldato.
In tasca non avevo niente che potesse accertare la mia identità;
viaggiare senza documenti era l'unico sistema che conoscevo per sentirmi
sindaco di ogni paese. Non ero neanche passato per la libreria che
avrebbe dovuto ospitarmi tre ore più tardi; almeno in questi
paesi ignorati da Dio toccava darmi un po' di arie e arrivare con
qualche minuto di ritardo. E non è tutto. Il mio editore aveva
dimenticato di stampare qualche locandina in occasione della serata,
così anche la possibilità che qualcuno riconoscesse
il mio volto appeso ai muri andò a farsi benedire.
Dopo qualche scena di comprensibile panico davanti al mio cadavere
si era raccolta una folla di macabri curiosi. Non riuscivo a spiegarmi
cosa avessero mai da guardare, quale seduzione trovassero in un uomo
sdraiato per terra senza parenti al capezzale. Troppo semplice. Dimenticavo
di non essere un morto qualunque, uno che per celia o per demenza
ha finito anzitempo la benzina, bensì un morto ammazzato. Da
queste parti si muore per vecchiaia, per grave contagio o perché
qualcuno tenta all'improvviso di far chiarezza sulle sempre più
frequenti amicizie domenicali; non per altro. Agli occhi di tutti
avevo commesso chissà quale sgarro nei confronti di chissà
quale cosca. Da che mafia è mafia non si muore per nulla, così
da un giorno all'altro senza nessun motivo.
Non passarono altri cinque minuti che davanti all'autogrill arrivò
a sirene sciolte una pattuglia della Polizia. Dalla macchina scese
Gaetano Dondoni, già appuntato sebbene avesse solo quattro
anni di servizio. Nell'ambiente passava come uno tosto, un duro con
il linguaggio ermetico del poliziotto che sa come sciogliere la lingua
ai malviventi. Nessuno aveva mai capito perché continuassero
a piovergli addosso promozioni come temporali, così come nessuno
si era mai interessato alla faccenda continuando a credere che fossero
le sue eccellenti qualità a segnalarlo al Ministero delle Pistole
Interne.
email: fabietto13@libero.it