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Quali sono i ricordi più belli della vostra giovinezza? Io mi ricordo molto bene i tempi della scuola. Avevo molti amici, di quelli che ritieni veramente amici, e se ci ripenso adesso mi viene da dire che fossero dei veri amici, in quel periodo. Eravamo un bel gruppo di otto ragazzi, ognuno con le proprie caratteristiche. Avete presente quelle squadre che incontra sempre la nostra nazionale? Pizzul le descriverebbe così " organico ben organizzato(!) che non evidenzia particolari stelle ma che fanno del gioco corale la loro forza" (lasciando così da intendere che la nazionale italiana sia piena di campioni malamente messi in campo). Noi eravamo proprio così, una buona squadra, una di quella che nove volte su dieci fa il culo all'Italia, per intenderci.
Io poi ero molto amico di un ragazzo che veniva da fuori città, Enrico. Era un ragazzo magrino e alto, con delle grandi enormi rosse orecchie grandi, i piedi lunghi e sottili, pettinato come Elvis, voce da doppiatore di Pacino. Ogni domenica sera di ogni settimana di ogni anno delle superiori, si preparava una cassetta da novanta minuti di rock assortito (e di qualità, devo ammetterlo) che avrebbe poi ascoltato per tutta la settimana durante il tragitto da casa sua (una villa tra i campi di sterco di Spilamberto) e la nostra scuola. A quei tempi io ero un bambino povero e non mi potevo permettere un walkman. Così puntualmente tutte le mattine si svolgeva questo dialogo:
Fabio: Ciao Enrico. Mi presti il walkman che lo ascolto nell'ora di filosofia?
Enrico: Riparlami tra cinque minuti che sto arrotolando il filo delle cuffie intorno al MIO walkman che tu oggi non utilizzerai.
Fabio: Di cosa hai paura, che te lo rompa?
Enrico: Considerando il fatto che tutte le volte che te lo presto durante l'ora di filosofia, più o meno verso metà lezione, la quiete metafisica viene interrotta da un rumore metallico fragoroso, cioè il MIO walkman che vola per terra, considerando tutto questo, si, ho paura che tu me lo rompa.
Fabio: Tanto so che alla fine me lo dai, mi piaci perché fai il duro.
Tra qualche giorno partirò per il fronte, così ho deciso di scrivere una qualità diversa, visto che forse non ci sentiremo più. Ho di voi ricordi bellissimi, quelle lunghe intense passeggiate. Addio.
Fabio Liberati