Rileggendo
l'ultima parte del mio discorso mi sono accorto che al mio ragionamento,
come molti di voi avranno notato, si poteva obbiettare una certa dipendenza
tra la verità analizzata e lo strumento analizzante. Vorrei
adesso spiegarmi meglio.
1) il video non ha una sua esistenza se non in relazione al
critico che l'osserva. Senza di lui il video non ha ragione si esistere.
Nel mio discorso trapelava una relazione inscindibile tra l'oggetto
analizzato, sia esso un video o una fotografia o una legge matematica,
e il mezzo che analizza, come se una cosa prendesse forma solamente
quando c'è qualcosa che la guarda (e per guardare non intendo
SOLO con la vista, ma un osservare direi quasi scientifico), in un'inscindibile
triade tra soggetto che osserva, oggetto osservato e verbo (osservare).
Il pensiero che qualcosa esista solamente se osservato, è un
discorso veramente antico che fa parte della filosofia nelle sue membra
più profonde. Verrebbe da ribellarsi, sostenendo che le cose
hanno un'esistenza propria, anche se non osservate, che se il mondo
fosse sterminato di tutte le sue presenze pensanti, beh, gli alberi
esisterebbero ancora, come tutto il resto (ma chi potrebbe verificare
la loro presenza? Chi potrebbe PENSARE che quello è un albero?
Che senso avrebbe un albero se nessuno può costatare la sua
presenza?).
2) il video sarà valutato secondo il gusto del critico,
che lo vedrà con un occhio del tutto personale.
La mente umana vede le cose così solide, così presenti,
che fatica ad intravedere in loro una continua danza attorno alla
qualifica dell'osservatore, una mutevole verità, che varia
a secondo del mezzo osservante. Un po' come i gusti nel cibo: a qualcuno
può piacere il pollo, ad altri no, ma non è una caratteristica
assoluta del pollo quella d'essere buono o cattivo, dipende da chi
lo assaggia. A pensarci bene tutte le cose della vita dipendono da
chi le analizza. Quindi un oggetto non ha senso se non in relazione
a qualcosa che lo possa vedere (vorrei essere chiaro nel rilevare
che il mio "vedere" non va inteso in senso sensoriale, o
almeno non solo, ma in un ambito più generale di percezione
scientifica).
3) il video muterà al contatto (non fisico!) con il
critico, facendosi carico dell'interazione con il critico mutando
la propria presenza a secondo del critico.
La fisica quantistica ci ha insegnato che uno strumento che analizza
un oggetto, oltre ad esserne imprescindibilmente legato, modifica
il risultato dell'analisi a causa della sua sola presenza (principio
d'indeterminazione). Per semplificare, il carico energetico dell'osservatore
(o dello strumento analizzante) modifica il livello energetico del
soggetto, alterando il risultato. Come affermare che l'osservatore
verso l'oggetto osservato ce ne mette del suo.
Riportare questi discorsi all'analisi di un video può sembrare
una forzatura, un'esagerata idealizzazione. Ma non è così.
Fabio Liberati