28/04/2002
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Questi
piatti serviti caldi fecero crescere vertiginosamente le quotazioni
del banchetto di Dondoni. All'appuntato riusciva particolarmente difficile
credere che la Renault rossa fosse piena di brava gente, che quella
macchina (parcheggiata lì per una combinazione del tutto zodiacale)
fosse piena di cavalieri senza macchie né magoni, talmente
eroici da gettarsi immediatamente all'inseguimento di tre feroci assassini
armati fin sotto le ascelle. Era senz'altro più umano, quanto
meno più possibile, pensare invece che quella Renault fosse
carica di complici supervisori, di spietati cecchini che sarebbero
intervenuti nel caso in cui quelli della Fiat avessero fallito. Infatti,
dopo la testimonianza oculare della consorte di campagna, i proiettili
esplosi da sei erano diventati sette otto, due dei quali di un calibro
maggiore di quelli rinvenuti per terra. C'era quindi da pensare che
a sparare non erano state armi tutte uguali e che i colpi non provenivano
tutti dalla Fiat. Astutamente Dondoni non aveva mai accantonato l'ipotesi
del complotto, di una vera e propria esecuzione progettata da autentici
professionisti del mestiere. Forse sarebbe morto senza mai averne
avuto la certezza matematica, ma quella intuizione era stata di una
lungimiranza a dir poco fenomenale. Dalla Renault erano stati effettivamente
sparati due colpi di fucile automatico, ma solo dopo che la secca
frenata della signora con gli occhiali (alla guida della Fiat) aveva
fatto in modo che i killer a bordo della sua auto mancassero di netto
il bersaglio a primo colpo. Quasi certamente quegli uomini erano già
stati davanti all'autogrill, avevano passato intere notti e giorni
a studiare con dovizia le abitudini degli automobilisti, conoscevano
a memoria lo spazio e la metratura in cui gestire l'incubo di un eventuale
fallimento, ma soprattutto avevano già incontrato Oscar Giannelli
prima di ammazzarlo. Ancora una volta italiani e francesi avevano
scavato insieme una lunga galleria di segreti appostamenti, un tunnel
vertiginoso di inganni e cospirazioni che stavolta portava dritto
al traforo dell'uomo bianco.
Quel servizio così pulito era opera di gente che conosceva
passo passo tutti i suoi movimenti, tutte le date e le piazze della
piccola tournèe di quel giovane letterato di provincia. Troppo
candore per trattarsi di uno sbaglio.
email: fabietto13@libero.it