22/02/2002
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Conservo
un ricordo tenero del mio professore di letteratura inglese al liceo.
Era un tipo eccentrico il professor Massari. Era italo-americano e
parlava proprio come uno di quei "brookolini" dei film degli
anni Settanta sulla mafia. Alla prima lezione attaccò raccontando
che qualche giorno prima aveva visto una scritta a vernice rossa su
di un muro del centro: "Abbasso la meritocrazia". Allora,
furioso, aveva preso una bomboletta spray e aveva aggiunto: "Sì,
viva la demeritocrazia!". Sembrava prendersi sul serio quando
raccontava aneddoti come questo, e noi alunni non riuscivamo a stare
seri. Questo lo faceva infuriare ancora di più, e se ne usciva
strillando: "Don't laugh at me!". Certo, lui non faceva
molto per darsi un'aria da serio professore; restano memorabili alcuni
dei voti che assegnava ai compiti in classe: io personalmente ricordo
di aver preso un "tre spanne dalla sufficienza" (sopra o
sotto? boh?); e ci fu anche chi prese "galoppante verso la sufficienza"
e un alquanto ermetico "fra il 4 e il 7".
Era un folle? Un genio? Certamente godeva di scarsa considerazione,
sia fra noi alunni sia fra i suoi colleghi docenti; e del resto lui
non se ne curava. Vivacchiava, in una scuola che non capiva e che
non amava, come quella scritta a vernice rossa sul muro.
Forse in passato ci aveva creduto alla "missione" dell'insegnante,
ma ormai era stufo e adoperava l'unica arma che gli era rimasta: ironico
e cinico, attraverso i suoi voti surreali urlava la propria critica
al mito del voto, il parametro oggettivo che nelle menti di studenti,
professori e genitori aveva sostituito l'apprendimento, di cui avrebbe
invece dovuto essere semplicemente una conseguenza.
Massari non si voleva arrendere al fatto che la domanda: "Prof,
quanto ho preso?", avesse del tutto sostituito la vera domanda:
"Prof, cos'ho appreso?".
Oggi si parla tanto di parametri di valutazione del servizio: non
ci vuole molto a capire che Massari sarebbe un disastro. Era il bersaglio
preferito degli scherzi degli alunni. Se (lo confesso) non so quasi
nulla di Shakespeare è probabilmente anche colpa sua. E poi,
con quale voto valutarlo? Mi piacerebbe appioppargli una delle sue
sentenze: "Stagnante nella palude dell'insufficienza". Forse
ne sarebbe felice.
Stava proprio lì, il punto. Il voto, l'oggettività che
doveva sancire se l'alunno era o non era meritevole. Massari non sopportava
chi contestava in toto il sistema dei meriti, ma nemmeno poteva accettare
il criterio dell'oggettività del voto; non potendo trovare
una via d'uscita, aveva scelto la follia.
email: fabietto13@libero.it