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08/03/2002
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Ma esiste anche una lettura più liberal (principalmente europea) dello stesso argomento di Pirsig. Se il libero mercato garantisce spazi dinamici all'intelletto, il motivo principale è che ne ignora i valori: è cieco ai valori della scienza, della filosofia e dell'arte. Il rischio è che, non apprezzandone il valore, il mercato cerchi di sottomettere l'intelletto al proprio servizio. Un intelletto i cui criteri "morali" siano sottomessi a parametri di mercato non è libero di perseguire il vero scopo della ragione che è la conoscenza. Il rischio, sotto gli occhi di tutti, è quello della scienza che crea allevamenti intensivi e mucche pazze; dell'arte ridotta a mercato; della filosofia relegata al ruolo di "consigliera" del calcolo politico.
Secondo questa lettura, sarebbe giusto un contrappeso intellettuale ed etico alle forze sociali dell'economia e della politica, purché il sistema resti, nel suo complesso, dinamico. È qui la chiave. Un intelletto dinamico. Ovvero, non una razionalità che soffochi il mercato con regole statiche, ma che divenga il "traino" delle dinamiche sociali. Se il progetto socialista è fallito, secondo Pirsig è perché riteneva di essere "la" soluzione; di conseguenza, non potendo tollerare alcuna forma di diversità culturale, ben presto si è trasformato da forma di progresso a forma di difesa a oltranza di un modello statico, a costo di crimini orrendi. Ben vengano, dunque, il libero mercato e il profitto, con la loro dinamicità sociale; ma sul lato intellettuale c'è bisogno di un contrappeso altrettanto dinamico che sappia limitare l'arroganza del mercato senza arroccarsi su posizioni dogmatiche. Secondo la M.o.q., la forma dell'intelletto più dinamica è l'arte, intesa, in senso generale, come impegno di alta Qualità ("High Quality Endeavor"). L'artista è, per Pirsig, non tanto chi conosce una tecnica, ma chi tiene a ciò che fa, chi s'identifica con la propria opera, superando la divisione fra soggetto e oggetto.
Vediamo cosa scrive Pirsig nel suo primo romanzo filosofico Lo Zen e l'Arte della Manutenzione della Motocicletta, a proposito di una semplice "opera d'arte" (il montaggio di una bicicletta): "A casa ho un libretto di istruzioni che apre grandi prospettive al miglioramento della prosa tecnica. Comincia così: 'Il montaggio della bicicletta giapponese richiede una grande pace mentale' […]
Prima mi è venuto da ridere […] invece è una affermazione molto saggia. […] La pace mentale non è affatto un dettaglio superficiale. Quella che noi chiamiamo efficienza della macchina non è che il concretarsi di questa pace mentale.
Il criterio ultimo è sempre quello della vostra serenità. Se non siete sereni quando cominciate a lavorare, rischiate di trasferire i vostri problemi personali sulla macchina. […] Non è un concetto convenzionale, ma è proprio la razionalità convenzionale a confermarlo. Nell'oggetto di per sé […] non c'è nulla di giusto o di sbagliato.

email: fabietto13@libero.it